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La democrazia e il pensiero Militare

Non c'e dubbio-come esplicitamente sostiene il politologo milanese Galli-che nel contesto europeo non vi sia alcun rischio attualmente di svolte autoritarie patrocinate dal potere militare. Tuttavia lo svuotamento politico delle democrazie rappresentative potrebbe contribuire a dare spazio alle élite militari nell'influenzare in modo determinante la politica estera ed interna delle nazioni europee. Sotto il profilo squisitamente storico il potere militare-nel novecento ed in particolar modo durante la cold war-ha contribuito ad attuare svolte ora reazionarie ora nazionalcomuniste. Si pensi al gen. Spinola o al maggiore Osorio nel Portogallo degli anni settanta,alla Grecia dei colonelli nel 1967,alla Cuba di Castro,al generale tunisino Ben Ali portato al potere grazie al Sismi-come d'altra parte il colonello Gheddafi- nel 1987 senza naturalmente omettere di ricordare la spagna franchista o il movimento tenentista di Vargas nel 1934 di matrice politica opposta a quella franchista. Ebbene al di la' delle considerazioni- politicamente di parte -di Galli relative alla netta discontinuita' tra il regime leninista e quello stalinista e alla legittimita' delle tesi complottiste di Chiesa,Fo,Blondel sull'11 settembre,le parti piu' stimolanti del volume sono indubbiamente quelle nelle quali l'autore sottolinea l'originalita' del contributo di Mini sulla necessita' di attrezzarsi rapidamente-da parte dei paesi europei e da parte statunitense- per la guerra asimmetrica,nelle quali il politologo milanese individua nell'opera del colonello Tommaso Argiolas -La guerriglia-Storia e dottrina- un contributo significativo sulla particolarita' della guerriglia che” non puo' piu' essere considerata una forma minore di guerra ma deve essere collocata accanto alle grandi operazioni corazzate e nucleari”.Inoltre le ampie citazioni tratte dagli scritti del gen.Jean-relative alla necessita' di “smettere di consideare la pace come una specie di diritto acquisito(..),di smettere di vantarsi(..) di essere una nazione disarmata e considerare le forze armate come strumento di guerra anziche' come mezzi indispensabili per qualsiasi pace possibile”contribuiscono ad offrire al lettore un quadro teorico di piu' ampio respiro.Ad ogni modo,il cap.VIII della Parte Seconda costituisce l'apporto piu' originale del politologo Galli sotto il profilo storico-strategico.La consapevolezza della assoluta originalita' della guerra rivoluzionaria rispetto alle tipologie di guerra tradizionali ,fu espressa in tutta la sua ampiezza da Girardet negli anni sessanta due anni dopo l'insurrezione algerina(maggio 1958) in un discorso all'Accademia francese nel quale sottolineava come la guerra rivoluzionaria avesse superato le frontiere tradizionali della specializzazione militare e poneva l'enfasi sulla influenza strategica determinante svolta dalla esperienza vietminh e indocinese nel riorientare profondamente la dottrina militare francese.La centralita' della dimensione psicologica,l'organizzazione di gerarchie parallele-attuate poi da Trinquier-,la necessita' di trasformare la neutralita' del soldato classico in soldato militante in grado di agire psicologicamente sulle masse diventaranno le nuove modalita' strategiche dell'esercito francese in Algeria e troveranno in Godard,Larechoy,Bigeard e nei trentacinquemila para' francesi gli strumenti piu' efficaci per dare concretezza alle nuove scelte politico-militari.L'impostazione ideologica di cui si faranno-nella maggior parte dei casi- interpreti sara' quella-per usare le parole di Lentin (p.123)-colonial socialista cioe' una sintesi fra” l'esigenza di un rinnovamento nazionale,il ripristino della grandeur francese e l'intenzione di socialita' paternalistica”che trovera' modo di prendere forma concreta nel movimento del 13 maggio ad Algeri.Sebbene siano passati piu' di quarant'anni da quella esperienza,tuttavia -conclude Galli nel cap.XIV della Parte terza-come gia' al tempo dei colonelli della guerra rivoluzionaria il pensiero militare contemporaneo non potra' che scegliere sulm piano politico o il liberismo o “ soluzioni che comportino un principio di programmazione”. Gagliano Giuseppe

Di prupitto

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