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Recensione In questo libro l’autore analizza il complesso e organizzato mondo che ci circonda tramite il concetto di sistema strutturato (o, più semplicemente, sistema). Il mondo che ci circonda è complesso, ma la scienza moderna ha rifiutato, anzi negato e contrastato, tale complessità contrapponendogli il paradigma della “semplicità”: la semplicità delle leggi e degli enti fondamentali in gioco. In questo libro si da voce a quella componente scientifica minoritaria, ma in veloce espansione, che rigetta tale semplificazione, concettuale prima che metodologica. Nella seconda metà del secolo scorso, infatti, sono avvenute due “rivoluzioni” scientifiche che hanno modificato sostanzialmente l’approccio scientifico al mondo che ci circonda e, conseguentemente, la sua immagine scientifica e della cui portata solo adesso cominciamo a renderci conto. Esse vanno sotto i nomi di “Scienze della Complessità” e “Teoria generale dei sistemi”. In questo libro si mettono in evidenza i cambiamenti avvenuti in ambito scientifico, ma ancor più in ambito metascientifico. Si mette, inoltre, in evidenza che la portata di queste rivoluzioni (in verità si può parlare al singolare per i collegamenti che nel libro vengono mostrati tra i due settori) non è stata ancora “assorbita”, neppure in ambito strettamente scientifico. Ad oggi, la stragrande maggioranza dei fisici, buona parte dei chimici e parte dei biologi continuano a ragionare con gli schemi Ottocenteschi, con il paradigma opposto della “semplicità”. Diversa è la situazione nelle nuove branche scientifiche (per esempio l’ecologia) o nei settori intrinsecamente interdisciplinari (scienze ambientali, dei materiali, ecc.) dove, seppure senza particolari riflessioni filosofico/concettuali, il nuovo paradigma è, di fatto, predominante e al lavoro. Il libro può essere diviso in tre parti (più un’Introduzione e una Conclusione). Nella prima parte, i primi tre capitoli (Ente strutturato: il sistema – Parti e tutto – Individuo e complessità), si analizza il concetto di sistema in generale e quelli correlati di individuo e complessità. La necessità di questa parte generale è dovuta al fatto che, nonostante la scienza sistemica e quelle della complessità datino ormai alla seconda metà del secolo passato, in letteratura esiste una notevole confusione su questi termini. Tale pluralità di accezioni è, ad avviso dell’autore, dovuta al fatto che l’analisi di tali concetti è partita da casi specifici, seppure fondamentali come gli organismi viventi, e non dall’analisi concettuale generale. L’autore precisa, poi, che la situazione attuale è diversa. Un’analisi concettuale e generale attualmente esiste ed è quella di Edgard Morin. L’autore nell’Introduzione dichiara di essere sostanzialmente d’accordo con tale analisi anche se su alcuni punti essenziali, per esempio la definizione di complessità, è in disaccordo. Inoltre, l’autore dice che anche quando non esplicitamente citato, l’influsso, in positivo o in negativo, di Morin è presente. La seconda parte del libro ne rappresenta il nocciolo principale ed è articolata su sei capitoli. In questa parte, come precisa il sottotitolo, si specifica il concetto di sistema nelle tre discipline scientifiche hard: fisica, chimica e biologia, dedicando un uguale spazio alle problematiche di ciascuna disciplina (due capitoli a testa). Per la fisica (Sistemi in fisica - La meccanizzazione dell’immagine del mondo e la sua crisi) un ruolo importante è dedicato all’analisi di questi concetti in meccanica e in termodinamica. Questi due approcci fisici rappresentano due visioni differenti del mondo, ma con importati punti in comune. Se la meccanica è tipicamente riduzionista, spezzettando l’oggetto negli n costituenti e nelle 6n coordinate generalizzate con cui analizzarlo, la termodinamica (almeno quella classica) è di tipo olistico, con proprietà globali (pressione, temperatura, ecc.) che analizzano una porzione di materia. Tuttavia, ambedue solo nel XX secolo, hanno compiuto quei passi concettuali importanti che hanno permesso l’introduzione del concetto di struttura nelle loro trattazioni e, tramite loro, nella fisica tutta. Nel libro viene mostrato il rapporto dialettico della meccanica quantistica con il concetto di struttura e l’importanza di tale concetto in una termodinamica di non equilibrio. Centrale è il ruolo occupato dalla chimica in questo libro e in questa ottica della scienza. Essa è centrale tra la fisica e la biologia, le due discipline più blasonate; è centrale tra l’inanimato e l’animato, come la biochimica sta a dimostrare; è centrale per la sua spiegazione in cui gli enti in gioco (atomi e molecole nel piano microscopico e elementi e composti in quello macroscopico) hanno pari dignità con le trasformazioni (reazione chimica), mentre in fisica prevalgono le trasformazioni e in biologia gli enti. I due capitoli dedicati alla chimica (Sistemi chimici macroscopici e microscopici - Il mondo della chimica) sviluppano l’idea che questa disciplina ha, a partire dalla rivoluzione di Lavoisier e di Dalton di fine Settecento/inizio Ottocento, introdotto stabilmente i concetti di sistema nella sua impostazione concettuale e metodologica. Che cosa sono, infatti, i composti chimici nel piano macroscopico e le molecole in quello microscopico se non sistemi di elementi e atomi?. Con questa storia alle spalle, la chimica può svolgere un ruolo trainante per tali concetti nella scienza in generale e riappropriarsi, quindi, di un ruolo culturale che ha attualmente smarrito. La biologia ha da sempre utilizzato il concetto di organismo, concetto olistico per definizione. Nei suoi due capitoli sviluppati in questo libro (Sistema biologico: l’organismo vivente - Fine e finalismo nei sistemi viventi) si è partiti dalla teoria Autopoietica di Maturana e Varela per analizzare sia il significato del sistema biologico in sé sia il suo rapporto con l’ambiente che lo circonda. Il concetto di ambiente è più generale dell’ambito biologico, come è mostrato nel libro, tuttavia, è indubbio che in tale ambito svolga un ruolo essenziale. Sempre in ambito biologico, si è poi analizzato il concetto di fine o scopo di un sistema, cercando di superare l’idea antropomorfica di tali termini. È indubbio che un sistema, visto globalmente, svolga un compito e, quindi, è quello il suo “scopo”. Questi concetti, tuttavia, sono così caricati di significati umani che, forse, andrebbero sostituiti con altri. L’ultima parte del libro, gli ultimi due capitoli (Altre scienze naturali: neurologia, medicina ed ecologia - Oltre le scienze naturali: psicologia, sociologia e politica) sono un tentativo di estendere il concetto di sistema a tutto l’ambito scientifico, di andare “oltre” la fisica, la chimica e la biologia, come dice il sottotitolo. In questi ambiti l’autore, pur riconoscendo la sua incompetenza specifica, tenta di mostrare che un’ottica sistema può essere utile in un duplice modo. Da un lato, infatti, può svolgere, e in buona parte già svolge, un ruolo interno a queste discipline e dall’altro riunificare la scienza, rimuovendo la dicotomia tra scienza naturali e scienze umane, dopo che, nel libro si era già mostrato come il concetto di sistema aiuta a superare la dicotomia tra inanimato e animato. In conclusione, da questo libro viene fuori una scienza globale con differenziazioni disciplinari importanti, ma non con cesure insormontabili. In questa ottica, è lo stesso status culturale della scienza ad essere modificato. Essa non è più l’unica attività legittima delle mente umana. Altre forme d’attività esistono, e sono altrettanto legittime, e non servono scomuniche reciproche, ma interconnessioni sistemiche. Di villani
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