Recensione Grazia Deledda Quando Grazia Deledda ricevette la notizia del Nobel.
Alle 6:45 p.m., durante l'eclissi lunare di un'eccezionale oscurità ed una fredda sera d'inverno, l'8 dicembre del 1927 una piccola donna italiana arrivò alla stazione centrale di stoccolma dopo tre giorni di viaggio in treno e traghetto.
Questo fu il suo primo viaggio in nord Europa, dal suo passaporto emesso a Roma solo poche settimane prima di arrivare a Stoccolma, prendiamo una fotografia generica di questa donna timida che sarebbe presto stata al centro dell'attenzione.
Al momento dell'annuncio, Deledda viveva una vita tranquilla a Roma, prendendosi cura dei suoi figli adulti, il più vecchio chiamato Sardus dopo la legendaria fondazione della Sardegna. Quando venne informata che aveva vinto il premio Nobel, la donna in disparte disse semplicemente: "Gia!" e tornò al suo ufficio per continuare a scrivere.
A Stoccolma , la scena non fu così tranquilla. Era affascinata dalla Svezia, come è evidenziato dalle lettere spedite a casa e dall'articolo scritto sul Corriere della Sera al suo ritorno. Era anche meravigliata dall'essere circondata da dignitari, reali, ambasciatori, e ministri di stato e si sentiva minuscola da chiunque incontrasse.
Le sembrava di essere in una vecchia favola, comunque, non perse la testa in mezzo alle celebrazioni.
Alla cerimonia del Nobel, quando lo storico letterario Henrik Schück la elogiò in un lungo, incomprensibile discorso in suo onore, e lei sentì il suo nome annunciato , sapeva che avrebbe dovuto alzarsi e ricevere dalle mani del re il premio. In quel momento pensò di aver udito il suo corvo a casa, Checca , gracchiare. Il giorno dopo , scrivendo a suo figlio il giorno dopo, gli ricordò di dargli da mangiare ed averne cura.
Tradotto dall'articolo di Anders Hallengren da Beat Blue.
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