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Quattro stracci, una rupia e una bambola di cartapesta

La letteratura per l’infanzia vanta una tradizione che si perde quasi nella notte dei tempi, dalle favole di Esopo alle fiabe di Perrault e dei fratelli Grimm. Non pochi autori si sono cimentati in questo non facile genere e non è raro il caso che si sia trattato di scrittori la cui normale produzione era dedicata maggiormente a tematiche care agli adulti, come per esempio Wilde e Molnar.


Questa premessa è necessaria perché Felice Muolo normalmente si occupa d’altro, se non vado errato di noir, ma ciò non toglie che abbia voluto cimentarsi con un racconto lungo nel delicato genere della letteratura per l’infanzia. Il passaggio dalla narrativa per adulti a quella per bimbi e ragazzi non consiste solo nel cambiamento del tema, ma comporta anche una radicale modifica dello stile espressivo in modo che l’opera possa risultare leggibile e comprensibile da menti che hanno ancora un’istruzione incompleta e difettano di esperienza. Devo dire che Muolo è riuscito perfettamente in questo compito, dando luogo a un lavoro intellegibile ai minori, ma anche appetibile per gli adulti. Come è nella logica delle cose, dalla lettura i bimbi trarranno una loro interpretazione, più semplicistica, ma comunque non nebulosa, mentre i grandi troveranno motivi di riflessione per la fine analisi psicologica  di una condizione particolare, derivante dall’adozione.


In pratica si racconta di Pragasi, bambina indiana adottata da genitori italiani e al riguardo credo di poter dire con quasi certezza che Felice Muolo è il padre non biologico, considerando la dedica iniziale: A Rupa, il tizzone di papà.


E’ la stessa Pragasi che narra, ricorrendo a una sorta di diario infantile diviso in tre parti, di cui la prima è propedeutica, con l’arrivo in Italia e la conoscenza dei nuovi genitori. La seconda è quella che, specialmente per noi adulti, riveste più interesse, con un sogno della bimba, che ormai da tempo nel nostro paese si interroga sulle sue origini, nel dilemma se restare o ritornare da dove è venuta. E’ un comportamento del tutto naturale in chi sa di non essere stato generato da quelli che in quel momento figurano come genitori e l’abilità di Muolo è di aver posto il problema ricorrendo a un linguaggio semplice e pregno di fantasia, caratteristiche tipiche di un infante. La capacità di costruzione mentale di un bimbo deve trovare per forza supporto nell’immaginazione e in questo sogno presente e passato si mescolano, così che laddove prevale l’uno, subito dopo l’altro si prende la rivincita. Potremmo dire che è un calcolo razionale dei pro e dei contro della nuova condizione, ma soprattutto, e qui entra in gioco la terza parte, è la base per una decisione sul significato da dare alla propria vita. Pragasi resterà, sognando un futuro con i nuovi genitori, ma senza recidere i legami con il passato, e così i quattro stracci, cioè i vestiti, la rupia e la bambola di cartapesta con cui era arrivata dall’India non verranno gettati, ma conservati gelosamente.


L’insegnamento di Pragasi è importantissimo e vale non solo nel caso specifico o per le adozioni: per vivere bene il presente e pensare al futuro non possiamo, né dobbiamo ignorare il nostro passato.


La lettura è senz’altro raccomandata.


  

Di Renzo.Montagnoli

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