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Recensione Philippe Besson E le altre sere verrai?
Le prime pagine.
1
Dunque, da principio sorride.
È un sorriso discreto, quasi impercettibile, di quelli che talora si formano sul viso senza che lo si decida, che appaiono senza che lo si voglia, e non sembrano legati a niente di particolare, e non è detto che si possano spiegare.
Ecco: è un sorriso da niente, che potrebbe essere spia della felicità.
Quella contentezza che si sprigiona da lei potrebbe essere dovuta al fatto che indossa il vestito rosso a maniche corte che più le piace, le assottiglia la vita, le dà quella linea che sfoggiavano le americane delle réclame degli anni cinquanta. In quel vestito si sente a proprio agio, ancora bella, ancora desiderabile. Ha la sensazione di essere leggera, pensa che un uomo, di preferenza Norman, potrebbe prenderla per i fianchi e sollevarla in aria senza sforzo. Le piace sentirsi leggera: è una cosa che le ricorda la giovinezza. Non che sia vecchia, trentacinque anni tra qualche mese, ma non si parla gia piu di lei come di una «ragazza» e di solito la gente le si rivolge chiamandola «signora» e non più «signorina». Lei non se ne dispiace, no, ammette che gli anni passano, che il suo corpo si è un po' appesantito in quei punti che si possono comunque nascondere grazie a indumenti scelti con cura, e che lei soltanto conosce bene. Vorrebbe giusto trattenere un po', finché se ne sente capace, il tempo che corre, e continuare a essere una donna su cui si fermano gli sguardi.
Sì, il sorriso forse è dovuto semplicemente a questo: essere desiderabile, ancora.
Tuttavia, Ben non l'ha guardata quando è entrata. Ben non la guarda più da anni. Da quando, per la precisione? Si è abituato a lei al punto di non doverla più guardare, probabilmente. La conosce così bene... cosa potrebbe vedere, che non abbia già visto? E poi, tra lei e lui, non c e un legame basato sulla seduzione, non c'è mai stato, d'altronde: è un legame di connivenza. Nessuno dei due direbbe che sono amici, casomai conoscenti, si vogliono bene, ciascuno sa qualcosa della vita dell'altro, hanno reazioni e ricordi in comune. Così, non scordano mai di raccontare che Louise è entrata per la prima volta al Phillies proprio il giorno in cui Ben iniziava lì la sua attività di barman, nove anni addietro. Ed ecco, è ancora lì, al suo bancone, e lo lustra senza pensare con uno straccio umido; lei, lei viene sempre, con la stessa regolarità, in quel bar, che è diventato la sua tana, oltre che il suo punto di riferimento. E vero, Ben non ha guardato Louise quando è entrata al Phillies, ma cos'avrebbe mai potuto vedere che non abbia già visto?
Anche il vestito rosso, lo conosce alla perfezione. Non che Ben glielo veda spesso, ma lei l'ha comprato già da un pezzo e lo indossa nelle occasioni importanti o quando ha voglia di piacere. E questo che si è detto, in verità, quando lei è entrata: Louise ha voglia di piacere oppure ha qualcosa da festeggiare. Norman non dev'essere estraneo alla scelta di quell'abito.
A lui piace Norman, anche se non lo vorrebbe — tutt'altro — come miglior amico: troppo affettato, forse, e poi un nonsoché che l'ha sempre infastidito, una sorta d'insincerità, o egoismo; Ben non saprebbe essere più esplicito in proposito. Non ha molta importanza, del resto, cosa pensa lui di Norman. Louise è adulta e vaccinata, sa cosa deve fare, e non cambierà davvero la sua vita, la vita di Ben, se alla fine decidessero di vivere insieme: lei e quel tipo.
La loro avventura, comunque, va avanti da mesi. Louise è di rado così perseverante, così costante. Di solito, i suoi amori durano molto meno, senza che si sappia mai se è lei a lasciare o se è lasciata. A quanto pare, stavolta dev'essere una cosa più seria. Anche più complicata: è un'idea bislacca mettersi con un uomo sposato, con tutti gli scapoli che ci sono in giro. In fondo, la cosa riguarda soltanto lei.
© 2003 Edizioni Ugo Guanda
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