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Recensione Patrizia Carrano Le armi e gli amori
le prime pagine
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Prologo
Anno 1565 dell'era cristiana
Anno 972 dell'era islamica
Il falco pellegrino uscì dalla macchia ignorando le baie a oriente dell'isola, troppo trafficate di uomini e di merci, e puntò verso sud in cerca di preda. Muoveva con lentezza nel cielo terso dell'inverno morente, battendo il territorio con lunghi voli controvento, cui seguiva una planata diagonale. L'isola gli appariva come un universo di piani strapiombanti di terra e d'acqua: ne scorgeva il profilo nitido delle coste, il rilievo delle colline, il disegno dei contrafforti, l'infinito variare dei quadrilateri dei campi. Raggiunta la costa, una pietraia plumbea brulicante di granchi, il pellegrino scese per tre volte in picchiata esercitando la mira. E finalmente si sentì pronto per la caccia. L'acqua stagnante della salina ne riflesse la testa arrotondata, il largo petto, le ali appuntite, le penne maestre lunghe ed esili per la velocità, le remiganti secondarie lunghe e larghe che lo aiutavano a sollevare le prede pesanti, il becco adunco, il dente della mandibola superiore, le zampe grosse e muscolose.
Era una femmina. Un falcone di due anni con una maschera facciale bianca e marrone ben delineata, utile a spaventare la preda e farle prendere il volo. Continuando la sua ricognizione, il falcone volò sul mare alzandosi fino a intravedere, nella foschia lontana, le coste di Sicilia. Planò nuovamente verso sud puntando in direzione delle coste africane, e profittò delle correnti ascensionali per riposare, le ali larghe e tese, l'occhio perduto nel vasto orizzonte. Quelle terre erano sue, quel mare era il suo mare: litorali, isole, penisole che l'estate rendeva aride, un giallo arabesco nello smalto delle onde, e poi ancora deserti, strapiombi rocciosi, dolci acque fluviali, altopiani spazzati dai freddi venti dell'inverno, carovane di uomini, animali, granaglie, messi e merci, tutto s'affacciava in quell'enorme bacino che a Oriente si incuneava fino alle gelide steppe dell'Anatolia, e a Occidente era sbarrato da uno stretto oltre il quale s'apriva l'ignoto.
Piegando in direzione di Malta, il falcone avvistò nei pressi della costa un gruppo di colombacci in candido volo. Appariscenti, rumorosi, pesanti, i colombacci erano una preda ideale: pronti a vedere il pericolo dal basso, quando venivano attaccati dall'alto non riuscivano a fuggire con sufficiente rapidità, e il loro volo retto era lento a curvare. Per esser certo di coglierli di sorpresa, il falcone si lasciò il sole alle spalle, s'alzò fino a rendersi invisibile e solo allora si tuffò in picchiata. Mentre scendeva, veloce come un dardo, protese le zampe in avanti finché i piedi non gli arrivarono sotto il petto. Piegò le tre dita anteriori, allungò il dito posteriore e si preparò a colpire. Nessun carnivoro è più crudele e più pietoso d'un pellegrino: l'urto violento, il dito che perfora come uno stiletto il petto del dorso della preda, conducono quasi sempre a una morte istantanea. Il colombaccio, l'ultimo dello stormo, il più sprovveduto, forse il più giovane, morì fulmineamente, mentre i suoi compagni si dispersero vociando spaventati. Il falcone riprese quota, allargando le ali che al momento dell'attacco aveva sollevato sopra il dorso. Stringendo il suo pasto fra gli artigli puntò verso una piccola piana a ridosso d'un muraglione di tufo, dov'era solito abbandonare le prede dopo Io essersi saziato. A volte tornava a mangiare i suoi stessi avanzi anche il giorno seguente. Altre volte, quelle carni contribuivano al sostentamento di topi, corvi, gheppi e gabbiani. Come sempre, prima di mettersi a mangiare, spennò il colombaccio: tenendolo fermo con il suo peso, strappò con il becco un ciuffo di penne. Lavorava già da qualche tempo, quando una grossa rete di corda piombò su di lui, imprigionandolo. Subito il falcone tentò di sollevarsi, ma le maglie della rete erano pesanti e non gli riuscì di muoversi. Spaventato, si costrinse all'attesa. Non sapeva cosa stesse succedendo, ma la nitida e oscura consapevolezza dell'istinto gli rivelò che da predatore era divenuto una preda.
© 2003 RCS Libri Editore
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