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Recensione Furio Colombo

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le prime pagine
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PRESENTE NEL GIORNO DELLA CREAZIONE

"E QUESTO COS'È?"
Una giovane donna si è voltata di colpo verso lo schermo. Scuote i capelli lunghi raccolti a coda di cavallo. Punta il dito sull'immagine. Niente camici, in questo laboratorio. Persone giovani si spostano in fretta da un monitor all'altro, seguendo forse una sequenza obbligata.
Lei però si è fermata e continua a battere il dito sullo schermo acceso. Si vedono figure in movimento frenetico, colori intensi, macchie, forme che si scontrano e sciolgono, uno strano paesaggio che continua a cambiare.
"Non ci interessa, chiaro? Non è quello che stiamo cercando. Il cervellone dice che di quella storia se ne sbatte" risponde una voce maschile, qualcuno che ha, o si è assunto, il ruolo di calmare le emozioni e razionalizzare il lavoro.
La coda di cavallo si volta e svela un viso accaldato che dice:
"Ma allora, scusa, le passiamo proprio tutte. Se vieni a dare un'occhiata capisci che alla fine c'è un limite. Vado in sovrapensiero?".
La voce maschile è un po' più lontana.
"Non ci interessa. Chiaro? Chiaro?"
"Vado in sovrapensiero" mormora la ragazza attivando altri due schermi. Indossa in fretta un cuffia-microfono, lavora con le dita su diverse tastiere. Intanto scandisce sottovoce al microfono parole-codice. Ha i gesti agili, i movimenti di qualcuno che controlla una barca. Infatti ha le gambe divaricate come per tenersi in equilibrio. Non sa di essere guardata.
Marco Mani, dottore di ricerca è entrato nel laboratorio per sbaglio, cercando il suo nuovo ufficio. Osserva attentamente una scena il cui senso mi sfugge. Nessuno lo ha notato e capisce che, sul momento, non può fare domande. Istintivamente segue il movimento delle dita veloci. Vede unghie corte e mangiate che denotano persona immatura per questa responsabilità. Quale responsabilità?
Marco Mani non lo sa. Ma dalla tensione che coglie sul viso e nei gesti della operatrice si rende conto che non c'è niente di futile in quello che sta facendo.
La giovane donna tocca le tastiere senza guardarle, mormora nel piccolo microfono che ha davanti alla bocca parole che sono un respiro. Si è voltata, occhi chiari negli occhi di Marco Mani, evidentemente senza vederlo. Ha un lieve sudore sul viso e ogni tanto si morde il labbro, forse quando incontra difficoltà.
Mani si accorge che gli schermi, di uno strano colore rosa, si stanno differenziando. Su uno c'è la tempesta di punti, di forme che esplodono, di colori che invadono altri colori. Su un altro ci sono parole, sospensioni, segni di interruzione, altre parole. Il terzo mostra una immagine obliqua., come se qualcuno guardasse dall'alto, con movimenti disordinati e continui.
Quel che si vede è stranamente realistico: la spalla di una donna, anzi di una bambina, una mano sfuocata (ma poi si vede bene: maschile) che si impiglia con le dita nella spallina di una canottiera o di un costume da bagno. La mano gioca con la spallina, la tira e la fa saltare come un elastico. D'improvviso, solo per un istante, si vede il viso di una bambina che guarda su e ride.
La giovane operatrice continua a restare con gli occhi negli occhi di Marco Mani senza vederlo. Con l'unghia mangiata del dito segue sul monitor le righe di un testo che forse sta ascoltando anche in cuffia. È un gesto infantile, pensa Marco Mani. Ma da quel gesto è indotto a leggere le righe che scorrono sullo schermo. Sono una narrazione sconnessa, qualcuno che pensa e non ha affatto intenzione di far sapere quello che sta pensando. Parla a se stesso, senza precauzioni, di un desiderio brutale e torbido. È un esperimento letterario o una intercettazione?
Se è una intercettazione in che modo la fanno? Nessuno ammetterebbe di pensare cose del genere. Ma qui i pensieri diventano parole scritte, come la confessione su un verbale. È impossibile che l'uomo che gioca con la canottiera della bambina lo sappia o si sia messo d'accordo. Oppure lo hanno sorpreso?
Marco Mani non ha mai visto un esperimento del genere. Si accorge che una mano lo scuote. È imbarazzato come se lo avessero risvegliato all'improvviso da un sogno profondo.
"Le ho chiesto che cosa vuole. Lei non può stare qui. Qui non è ammesso. Non ha visto la scritta? Qui, ai non addetti, è divieto assoluto."
Un uomo, forse un tecnico, gli tiene il braccio e lo guarda, ostile. La ragazza ha deposto la cuffia. Ha la bocca un po' aperta, per l'indignazione o per la sorpresa.

© 2001, RCS Libri

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