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Recensione Paolo Crepet Non siamo capaci di ascoltarli
le prime pagine
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I rintocchi che scorrono sui prati
da questa fosca guglia
suonan per queste ombre senza amore
che all'amore non servono.
WYSTAN H. AUDEN, La verità, vi prego, sull'amore.
Se mi chiedessero di scrivere una lettera a una bambina che sta per nascere, lo farei così.
Cosa hai sentito finora del mondo attraverso l'acqua e la pelle tesa della pancia di mamma? Cosa ti hanno detto le tue orecchie imperfette delle nostre paure? Riusciremo a volerti senza pretendere, a guardarti senza riempire il tuo spazio di parole, inviti, divieti? Riusciremo ad accorgerci di te anche dai tuoi silenzi, a rispettare la tua crescita senza gravarla di sensi di colpa e di affanni? Riusciremo a stringerti senza che il nostro contatto sia richiesta spasmodica o ricatto d'affetto?
Vorrei che i tuoi Natali non fossero colmi di doni - segnali a volte sfacciati delle nostre assenze - ma di attenzioni. Vorrei che gli adulti che incontrerai fossero capaci di autorevolezza, fermi e coerenti: qualità dei più saggi. La coerenza, mi piacerebbe per te. E la consapevolezza che nel mondo in cui verrai esistono oltre alle regole le relazioni e che le une non sono meno necessarie delle altre, ma facce di una stessa luna presente.
Mi piacerebbe che qualcuno ti insegnasse a inseguire le emozioni come gli aquiloni fanno con le brezze più impreviste e spudorate; tutte, anche quelle che sanno di dolore. Mi piacerebbe che ti dicessero che la vita comprende la morte. Perché il dolore non è solo vuota perdita ma affettività, acquisizione oltre che sottrazione. La morte è un testimone che i migliori di noi lasciano ad altri nella convinzione che se ne possano giovare: così nasce il ricordo, la memoria più bella che è storia della nostra stessa identità.
Mi piacerebbe che qualcuno ti insegnasse a stare da sola, ti salverebbe la vita. Non dovrai rincorrere la mediocrità per riempire vuoti, né pietire uno sguardo o un'ora d'amore.
Impara a creare la vita dentro la tua vita e a riempirla di fantasia.
Adora la tua inquietudine finché avrai forze e sorrisi, cerca di usarla per contaminare gli altri, soprattutto i più pavidi e vulnerabili. Dona loro il tuo vento intrepido, ascolta il loro silenzio con curiosità, rispetta anche la loro paura eccessiva.
Mi piacerebbe che la persona che più ti amerà possa amare il tuo congedo come un marinaio che vede la sua vecchia barca allontanarsi e galleggiare sapiente lungo la linea dell'orizzonte. E tu allora porterai quell'amore sempre con te, nascosto nella tua tasca più intima.
Conferenza in una nota località sciistica. Il tempo è brutto, gli impianti sono fuori servizio, così viene ad ascoltarmi anche qualche giovane indigeno. Dopo la conferenza, mi invitano a cena: i commensali sono in gran parte maestri di sci, persone simpatiche, per nulla musone e taciturne come di solito noi cittadini ci figuriamo i montanari. Alla fine della lunga chiacchierata, uno di loro, particolarmente estroverso e ironico, mi consiglia di tornare più spesso in quel paese perché, secondo lui, le settimane bianche sono un osservatorio inconsueto per chi vuole analizzare meglio le famiglie italiane dal loro interno. Gli chiedo di spiegarsi. - Le faccio un esempio, - dice il maestro di sci. - Tutti noi che lavoriamo sulla neve ci siamo dati una regola, quella di non accettare nelle nostre scuole bambini sotto i quattro anni, per ovvi motivi ortopedici. Bene, ha un'idea di quanti genitori barano sulla data di nascita del figlio al solo scopo di non fargli perdere nemmeno un inverno?
© 2001, Giulio Einaudi editore
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