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Recensione Jean Markale

Jean Markale

Il mistero del Graal

le prime pagine
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Il Regno dei Giganti


C'era una volta, alcuni dicono quattromila anni dopo la creazione del mondo, un re molto potente che, grazie alla sua saggezza, al suo coraggio e alla sua tenacia, era riuscito a sottomettere tutti i paesi che oggi compongono la Grecia. Le sue armate erano ben organizzate, equipaggiate di armi e cavalli, comandate da capi la cui competenza e la cui fedeltà erano assolute; i suoi porti ospitavano moltissime navi ed erano ricchi di mercanzie provenienti da ogni parte del mondo. Quanto alle sue terre, rese rigogliose da un popolo di contadini liberi, producevano in abbondanza grano e olive, e nutrivano numerose mandrie, sia nelle pianure e nelle vallate che sulle montagne. I sudditi non avevano mai motivo di lamentarsi, poiché il sovrano governava con bontà e imparzialità per il bene comune, sforzandosi sempre di assicurare al suo popolo l'armonia e la buona intesa tra tutte le classi sociali.
Questo re, un bell'uomo di alta statura, aveva sposato una donna di grande nobiltà, come lui molto alta, saggia e colta, che aveva modi da vera regina. Aveva dato al marito trenta figlie, una più bella dell'altra, ma delle quali non conosciamo i nomi eccetto quello della primogenita, la principessa Albina.
Il re e la regina avevano fatto l'impossibile per assicurare alle figlie la migliore delle educazioni, e le principesse suscitavano l'ammirazione non solo dei genitori ma anche di tutti coloro che avevano il privilegio di incontrarle. Naturalmente, quando le fanciulle furono in età da marito, non mancarono i pretendenti, sia a causa della loro bellezza sia per il potere rappresentato dal re della Grecia. E questi fece in modo di farle sposare a principi figli di re, rinomati per il loro valore e le loro qualità. In quell'occasione si tennero sontuose feste e celebrazioni, narrate dalle cronache del tempo, che fecero grande impressione su tutti i popoli che allora occupavano le isole e le coste del Mediterraneo orientale.
Dopo questi grandiosi festeggiamenti che si protrassero per tre interi mesi, ogni principessa lasciò la corte del padre in compagnia del proprio sposo. Il re e la regina furono tristi nel vedere partire le figlie, ma si consolarono pensando che in quel modo avevano contribuito alla loro felicità e alla continuazione della stirpe.
Sfortunatamente, il re della Grecia ignorava molte cose del carattere della propria progenie. Durante l'infanzia e l'adolescenza le principesse erano state considerate creature eccezionali da tutti coloro che le avevano educate, ed erano le sole eredi del re. Il carattere di ognuna era stato profondamente influenzato da questa particolare situazione, e tutte erano cresciute con un orgoglio smisurato, coscienti del loro potere.
Ora, una volta sposate, anche se con figli di re, non dovevano forse abbandonare questo potere o almeno condividerlo con i rispettivi consorti? In fondo al cuore, esse rifiutavano di accettare una simile situazione. E dato che tra tutte loro c'era una perfetta intesa, la notte prima della partenza dalla corte del padre si erano riunite in gran segreto, lontano dalla città, in un tempio a cui nessuno osava avvicinarsi dopo il calare del sole.
La principessa Albina, in quanto primogenita, aveva preso la parola e si era rivolta alle sorelle: "Noi siamo le figlie del più potente re della terra, di un sovrano che non è sottomesso a nessun altro re e, per evitare di decadere dal nostro rango regale, dobbiamo obbedire solo a noi stesse. Ora, naturalmente i nostri sposi vorranno comandarci e attentare così alla nostra autorità". Tutte le altre sorelle si erano mostrate sensibili a questo problema e avevano manifestato la loro approvazione.
"Sì", disse una, "non ci sono ragioni per cui dobbiamo sottometterci al giogo di un signore. Solo noi dobbiamo comandare e non soltanto noi stesse, ma anche i nostri sposi e tutti i loro sudditi." Questo intervento era piaciuto molto a tutte le sorelle, che avevano cominciato a discutere dei metodi da usare per non perdere il loro potere assoluto.


© 1998, RCS Libri S.p.A.

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