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Recensione Nick Mcdonell Intervista
Un intervista di Morgan Entrekin con Nick McDonnell, autore di Twelve.
Traduzione di Vincenzo Ciccone
D: Nick, Sei cresciuto in mezzo agli scrittori, agli editors e ai giornalisti. Quando hai cominciato a leggere in modo serio e quali sono stati gli autori che ti hanno influenzato?
R: Quando ero ancora piccolo i miei genitori mi leggevano HUCKLEBERRY FINN e Le storie di Rè artù. Non ho iniziato a leggere da piccolo, ma ricordo che HUCKLEBERRY FINN era un grande per me.
D: Qualcosa a proposito dei tuoi amici? Anche i tuoi amici leggono? Perchè si sente parlare così spesso di questa nuova generazione illetterata, votata solo al computer, agli audio visivi, e ai media elettronici al posto della letteratura. Vedi i tuoi amici in questa prospettiva?
R: Tristemente si. Molti dei miei amici ascoltano musica in modo vorace. Guardano la televisione e i film e molti di loro non leggono e non gli interessa nulla del fatto di non leggere. Ho un amico con cui scambio frequentemente dei libri , ma la maggiorparte leggono solo i libri che sono obbligati a leggere per la scuola. Sono condizionati dalla scuola a pensare che la letteratura americana non è buona. Questo è ridicolo. Io amo tutto quello che leggo.
D: Quando hai iniziato a scrivere e perchè?
R: Penso di aver incominciato a scrivere da quando ho iniziato a leggere. Scrivevo i riassunti dei libri a scuola come qualsiasi altro studente.
D: ma ora scrivi degli ottimi romanzi
R: Quando voglio scrivere altro oltre ai saggi, mi piace scrivere fiction.
D: sei quindi stato incoraggioato dalla scuola ad iniziare a scrivere?
R: si
D: Hai realizzato questa rivista: Prophet. Sono rimasto impressionato e colpito ed è stata la ragione per cui aspettavo di leggere il tuo romanzo. Parlami di Prophet.
R: Prophet è uscito solo per due numeri, e il secondo numero era esponenzialmente meglio del primo. Prophet era un modo per i miei amici di avere biglietti gratis per i concertie solo una scusa per andare in giro per la città e fare cose interessanti. Crescere in New York e parte di TWELVE è dedicato a molti ragazzi che non sanno cosa farfe e così si siedono e si incasinano fra di loro. E parte di quello che facevamo era cercare cose interessanti da fare.
D: Prophet aveva contributi da diverse scuole private nella costa orientale, giusto?
R: Si. I ragazzi più svegli che conoscevamo. L'idea era di prendere i migliori scrittti che potevamo su qualsiasi argomento.
D: E tu eri l'editor?
R:si
D: anche tu hai scritto per la rivista?
R: Si , e questo è stato l'inizio di TWELVE. Il titolo per la seconda uscita era: "BANG, you're sixteen"(bang, hai 16 anni). E sul retro diceva:"There is nothing in nature that is not in us."(non c'è nulla nella natura che non si trovi anche in noi). Poi c'erano aneddoti, vignette sulla violenza ed una di queste si trova in TWELVE. C'erano molte storie violente che avevamo sentito o a cui avevamo testimoniato a Manhattan. Una di queste era su una rissa successa fuori da quel bar. Non sapevamo che le risse nei bar esistessero fino a quando non ne abbiamo vista una e così abbiamo scritto un paragrafo sulla vicenda.
D: Come sei arrivato a scrivere TWELVE? Quando hai avuto l'idea e quando l'hai scritto?
R: Una notte, la scorsa primavera, ho avuto l'idea. Avevo l'idea di una storia e tutto accadde in un colpo. Ho preso un pezzo di carta, ce l'ho ancora, e ho scritto tutte le cose dìfferenti che succedono in TWELVE ed ho disegnato linee e numeri uno tra 20. E non li ho mai cambiati. Non sapevo che fosse un romanzo. Sapevo che era una storia e prima di mostrarla a mio padre avevo già raggiunto le 80 pagine. Non è stato molto difficile continuare, avevo già l'esperienza di Prophet. 17 anni di cresicta erano la mia ricerca.
D: Così sei riuscito a scrivere tutto in circa sei o nove mesi.
R: Veramente l'ho scritto tutto in circa nove settimane. L'idea era venuta un paio di mesi prima, e la versione finale arrivò un paio di mesi dopo. Ma è stato durante l'estate che scrissi un migliaio di parole al giorno.
F: Ci sono un paio di domande differenti che vorrei farti. La prima è: dove hai imparato la tecnica e gli strumenti per scrivere fiction. Come eri conscio di quello che stavi facendo?
R: Penso che abbia molto a che fare con la lettura. Posso fare liste di autori che mi hanno influenzato.
D: Dimmi alcuni di loro.
R: Joan Didion. Sono stato così felice di venire citato da lei per TWELVE. Anche Hemingway.
E' il linguaggio ampolloso misto con lo slang. Mi è sempre piaciuto e l'ho visto in altri scrittori contemporanei. Nabokov è un esempio fantastico di questo stile, avevo appena letto LOLITA prima di iniziare tutto questo.
D: quello che mi impressiona di più è come riesci a disegnare le scene e creare i personaggi così velocemente e profondamente, e l'autorità della voce. E' qualcosa che fai naturalmente?
R: Penso che il libro funzioni perchè White Mike è un personaggio molto importante. Il libro sale e scende con White Mike che è parte di me e parte delle cose che ho visto. Ma non sono assolutamente sicuro di chi White Mile realmente sia.
D: Il libro viene inevitabilmente paragonato ai libri di Jim Carroll. I diari di Basket e il libro di Bret Ellis: Meno di Zero. Ma il tuo libro mi sembra tecnicalmente molto più profiquo come pezzo di fiction.
R: Una delle prime cose che ho definito fin dall'inizio era che non volevo un narratore in prima persona. Volevo una terza persona. white Mike non giudica quando racconta la storia. Non mi piacciono un sacco di descriozioni. Penso che la ragione per cui molte persone pensano che questo libro sia tecnicamente avanzato è che non spendo tempo nelle descriozioni. Ho un'idea e la dico.
D: E' un lavoro molto maturo e questa è una delle cose più interessanti. Ma diciamo qualcosa di quello che c'è nel libro, perchè molte persone che leggeranno l'intervista non avranno ancora letto il libro. I media si stanno concentrando sugli aspetti sensazionali del libro, il sesso , la droga e la violenza. Cosa pensi di queste questioni nella tua generazione?
R: Non sono qualificato per parlare della mia generazione. La gente dice che questo libro è su di una generazione. Spero che sia perchè tutti i libri appartengono ad un tempo, e tutti i buoni libri riflettono il tempo da cui provengono. Questo sarebbe un complimento fantastico. Ma io come persona non posso parlare della mia generazione. La gente dice che avrà un bel pò di attenzione per il sesso, la violenza e le droghe. Non mi è successo di mettere queste cose nel libro. La ragione è che sono le cose più interessanti che mi sono accadute. Sono le cose pazze. TWELVE è qualcosa di più alla violenza e alle droghe.
D: questo è vero a parte il fatto che il titolo è una droga.
R: moste delle cose che hanno definito la nostra generazione sono i film e le arti visive. Penso che il film Matrix, con la sua pelle nera e le pallottole volanti, è stato un film veramente violento. E Fight Club è stato sensazionale per tutti quelli della mia età, specialmente quando hai 15 anni. Fight Clubs spuntarono in tutta New York.
D: anche fra i ragazzi di scuole private?
R: Si. gli piace combattere. Il libro è sui miti di questo posto. Questa storia non c'è nel libro, ma conosco un ragazzo che ha preso un lucchetto ed ha rovinato un altro ragazzo.
D: questi incidenti capitano nelle scuole private?
R: Niente di quello che accade nel libro è realmente accaduto, ma cose come queste succedono.
D: Perchè?
R: TWELVE parla della debilitazione spirituale di una generazione. Nessuno sa qual'è il problema. Sappiamo che la nostra generazione è fra le più violente. Non so perchè. Ma dopo l'11 settembre le cose sono cambiate e siamo una generazione che produce colombe. La violenza è il marchio della mia generazione.
D: I ragazzi nelle scuole privare, sono come il personaggio Claude? Giocano con le pistole?
R: no, questa era una caricatura. Ho sentito storie di persone che hanno comprato delle pistole. So dove potrei comprare una pistola se volessi. E' Manhattan. E' New York. Puoi comprare una pistola dove ti pare e se hai abbastanza soldi e sei abbastanza annoiato puoi fare quello che ti pare.
D: E gli adulti? Sono stranamente assenti nel libro, è stato intenzionale?
R: Si, assolutamente. La storia non potrebbe esistere se ci fossero adulti a guardare dietro le spalle dei teenagers. E non ci sono adulti nel mio mondo. I teenAgers vivono nella loro testa.
D: Cosa intendi dire che non ci sono adulti nel tuo mondo?
R: I ragazzi crescono troppo in fretta. Non so se è proprio vero, ma New York ti dà un livello di autonomia che non è possibile, credo, in molte altre parti del mondo. Puoi entrare in metropolitana e fare le tue cose molto velocemente. Perchè non ci sono adulti? Perchè questi sono ragazzi ricchi e i loro genitori sono fuori a diventare ancora più ricchi.
D: penso che sia triste ma vero. Sai che i miei personaggi preferiti sono Mark Rothko e Timmy. Da dove vengono?
R: Sono caricature. Ho immaginato tutti gli scherzi che avessi mai fatto sui "wiggers", ragazzi bianchi che cercano di essere neri. Li ho immaginati più stupidi che potessi, ma sempre con cuore. Non c'è malizia. Non fanno nulla di male ed è triste quello che gli capita alla fine. Sono solo confusi.
D: Sono personaggi molto divertenti.
R: TWELVE è un libro nero. Io sono cresciuto in questo posto e la mia vita non è stata terribile e scura. E la maggiorparte dei ragazzi che sono cresciuti qui non sono cresciuti in un posto terribile e nero. Cresci in questa città circondato da cose bellissime così come da strane oscurità.
D: questa sorta di eccessivo consumismo e benessere forma il retroterra delle vite di questi ragazzi. Lo senti, essendo cresciuto nel mondo in cui sei cresciuto?
R: Si assolutamente. Penso che sia uno dei problemi. La violenza cresce con ossessione sul materialismo e c'è una caduta dei valori delle persone. Questo è particolarmente strano perchè alcune delle persone che crescono questi ragazzi in New York e che spediscono i loro figli alle scuole private, sono molto importanti a livello sociale e culturale. Sono cresciuti in questa cultura e hanno fatto i loro soldi in questa cultura ed ora sono queste "teste avide".
D: La tua generazione cosa pensa di questo? Cosa pensi che le motivi?
R: Le brutte notizie sono che vogliono solfi e il loro dvd portatile e non ci sono scuse. Dicono solo che lo vogliono. E questo è giustificato dai media e dalla cultura in cui sono cresciuti. Nessuno lo dice in televisione. Nella letteratura lo stanno dicendo, ma nessuno legge.
D: sei ottimista o pessimista?
R: non so, ogni generazione ha i suoi eroi e i suoi furfanti. E' difficile dirlo. Non penso che ci sia alcun modo per rispondere a questa domanda. A dir la verità non capisco il significato di questa domanda.
D: cosa pensi di fare? Continuerai a scrivere altro?
R: Si, Mio padre mi ha detto: "Potresti ancora essere un dottore, puoi fare quello che vuoi. puoi andare al college e diventare un dottore". E penso di andare al college. La ragione per cui ho scritto questo libro è che mi sentivo male se non l'avessi scritto. Mi ha fatto sentire meglio scriverlo. Quando scrivo, scrivo con due dita e mi piace schiacciare i tasti e rilasciarli. Tutti dicono che gli scrittori odiano scrivere, ma a me piace davvero scrivere. Forse non accadrà la prossima volta, ma lo è stato per questa. Non penso che smetterò. No, quello che voglio è di uscire e vedere il mondo . Quello che mi piacerebbe di più sarebbe viaggiare e vedere cosa accade. E' quella parte di giornalista che c'è in me. Si. assolutamente, continuerò a scrivere.
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