Nessuno di noi, oggi, si aspettava pi un saggio su un'opera come l'Iliade capace di tale forza, di tale lucidit e profondit di vedute: cos il New York Times salutava nel 1943 la pubblicazione del saggio di Rachel Bespaloff sul capolavoro omerico, un viaggio alla scoperta dei sensi remoti che vi sono racchiusi e criptati, cui fa da centro la guerra, evento di distruzione e creazione. Nella guerra tutto trasfigura, la vita non appare pi come un'evoluzione continua che va dalla nascita alla morte, ma come una realt atemporale con la morte al centro di tutto. A dar corpo agli archetipi pensano i suoi interpreti. Achille, che il gioco della guerra, la gioia del saccheggio, il lustro dei trionfi inutili, delle imprese folli, il solo personaggio dell'Iliade che finisce per essere odioso e atroce. Ettore, costretto ad abbandonare a una dolorosa distruzione tutto ci che ama, abbracciando con un ul-timo sguardo i veri beni della vita, d'improvviso esposti nella loro nudit di bersagli. Elena, la pi bella delle donne, che tutto ispira, tutto conduce a un destino luminoso, scelta dagli di soltanto per matura-re la propria sventura e quella di due popoli. un'Iliade prismatica, su cui troviamo proiettato un cono di luce, un lampo di vero sull'eterna cecit della storia, cui solo il chiarore creativo del poeta pu opporsi, con i suoi eroi pi divini degli di, pi umani degli uomini. |