Dell'anima stato detto di tutto: che mortale o immortale, che pu salvarsi o dannarsi, conoscere la verit o cadere nell'errore, che eleva e nobilita tutto ci che nell'uomo poco nobile, cosicch anche il desiderio non solo dei corpi. Due secoli fa si pens che potesse ammalarsi, proprio come il corpo, e richiedere medici dell'anima: nacquero la psichiatria, la psicoanalisi, la psicologia, che tolsero all'anima la sua aureola e contribuirono a disperderne la verit nei vari saperi. Ma per Umberto Galimberti necessario andare al di l del linguaggio della razionalit e delle scienze psicologiche. Bisogna recuperare l'irrazionale che abita la profondit dell'anima e ci fa accedere alla radice da cui si dipartono sia la ragione sia la follia, giungere al fondamento non storico della storia. Oggi non conosciamo pi l'anima universale che gli antichi descrivevano ai limiti dei due mondi, dello spirito e della materia: ci sono solo anime individuali rese asfittiche dall'incapacit di correlare la loro sofferenza quotidiana con il dolore del mondo. Ogni indagine sull'anima implica quindi per Galimberti un esplicito riconoscimento della sua dipendenza da ambiti culturali pi vasti, un dialogo ininterrotto con tutte le forme di cultura e gli scenari storico-culturali che possono dare modelli interpretativi, e il recupero della visione degli antichi che avevano dato un'anima sia all'uomo sia al mondo, e nell'armonia delle due anime vedevano la bellezza. |