Il tema della bellezza viene qui affrontato da Umberto Galimberti, come nel suo stile, con un ritorno alle sorgenti della nostra cultura. Se quella ebraica era una cultura della parola, quella greca era invece una cultura della visione, dominata dal senso della finitudine e della misura. Cos anche la bellezza per l'uomo greco antico ci che rispetta delle misure, e cio ha proporzioni calcolabili. Il cristianesimo porter poi sulla scena un Dio che si fa corpo visibile, dando in questo modo maggior spazio all'immagine e quindi all'arte figurativa. Ma la bellezza essenzialmente "simbolo", cio una dimensione in cui confluisce e si compone il sensibile ? ci che materiale, che ha a che fare con i sensi, il proprio Io ? e il sovrasensibile ? un'eccedenza di significato, un'ulteriorit di senso, un rimando a qualcos'altro. |