Nei primi anni Settanta Sebastiano Vassalli un autore che naviga dentro il grande mare della neoavanguardia e avverte nell'architettura delle parole, nella concezione stessa del fare letteratura, le magiche sofisticazioni di uno dei suoi profeti pi ispirati, Giorgio Manganelli, a quell'epoca indiscusso maestro. uno scrittore di impianto enciclopedico e ama quei libri che sono esercizi d'intelligenza, indagini nell'ignoto, scherzi del linguaggio e dell'invenzione fantastica. Non del tutto pronto per attraversare il confine illuminista e approdare al grande affresco del romanzo storico. "De l'infinito, universo e mondi" un esempio di questa stagione. Vassalli ne anticipa qualche brano sulla rivista Pianeta nel 1972, ma pensa a un'opera organica, dalla natura composita, da destinare all'editore Einaudi, che per manifesta qualche riserva. Rimasti per oltre quarant'anni inediti, i capitoli fantascientifici di questo manuale di esobiologia, come lo definisce, si nutrono di letture filosofiche (Campanella, Galilei, Cardano, Leopardi, Giordano Bruno) e reinventano il discorso della creazione alla luce di un tema affascinante in quegli anni, come le esplorazioni spaziali e le avventure nelle galassie, sostenuto da una indimenticabile sfida tecnologica. Lo sguardo di Vassalli non ha alcuna parentela con l'incanto fiabesco di Jules Verne, piuttosto il piglio di una moderna fantasia ovidiana, sfrenata e rigogliosa, iperbolica pur nell'apparente controllo delle idee, testimonianza pi affidabile dell'estro che sorrideva felice a uno degli autori pi versatili e originali nel panorama italiano dell'ultimo Novecento. |