Con il termine integrazione si indica l?insieme dei processi sociali e culturali che rendono l'individuo membro di una società. Il termine deriva dal latino integratio-onis, che indica il fatto di integrare, di rendere intero, pieno, attraverso l'aggiunta di ciò che è mancante e necessario o che serve a migliorare. L'integrazione in senso sociologico è un processo complesso che parte dalla prima accoglienza della persona in una terra che gli è straniera ed ha come obiettivo il raggiungimento dell'autonomia personale. L?articolo 3 della costituzione italiana recita: "Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali? l?integrazione comporta quindi accanto alla titolarità dei medesimi diritti, l?impegno al rispetto dei medesimi doveri e all?assunzione delle medesime responsabilità: non solo, dunque, l?impegno a rispettare le leggi italiane, ma anche quello ad apprendere la lingua e a partecipare alla vita economica, sociale e culturale del Paese. Questo impegno reciproco vale in particolare per l?uguaglianza di genere, di orientamento sessuale, per il rispetto della laicità dello Stato, intesa come libertà di coscienza, e completa distinzione tra autorità religiosa e autorità politica, per il rispetto della libertà personale. La scelta di identificarsi completamente nella comunità culturale di origine o affrancarsi da essa spetta esclusivamente al singolo. Affinché la strategia di integrazione italiana sia sostenibile la presenza degli stranieri deve essere equamente distribuita sul territorio nazionale. A differenza di altri Paesi europei nelle realtà locali italiane non si è ancora affermato un modello insediativo caratterizzato da quartieri monoetnici, isolati dal tessuto sociale circostante. L?ingresso e la permanenza sul territorio italiano necessitano, dunque, di essere inquadrati rigorosamente in una cornice di legalità. Affinché possa avvenire l?integrazione occorre informare e formare la popolazione che accoglie, rispetto alle caratteristiche e alla cultura dei nuovi giunti. Sono numerosi i minori non accompagnati, le donne spesso gravide e i giovani adulti che giungono in cerca di una vita migliore o fuggono dalla povertà o dalla guerra. Accogliere chi proviene da una cultura e una tradizione differenti vuol dire provvedere alla prime necessità e bisogni primari, ma anche sviluppare interventi diretti a facilitare l?integrazione nella società e l?adesione ai suoi valori. Imporre con le leggi l?integrazione non sembra funzionare. Il modello di integrazione che viene proposto dal Piano nazionale d'integrazione è ispirato a quanto previsto dalla Costituzione del 1948, che auspica un rapporto paritetico tra lo Stato e le confessioni religiose. L?obbiettivo è raggiungere l?autonomia personale. Il Piano nazionale d'integrazione si compone di 33 pagine suddivise in otto capitoli: responsabilità istituzionale, accoglienza, percorsi di inclusione sociale, prevenzione e contrasto delle discriminazioni, partecipazione cittadinanza attiva, comunicazione istituzionale, implementazione e monitoraggio degli interventi, risorse finanziarie attivabili. I flussi immigratori cambiano di continuo la fisionomia delle società, è prioritario per i governi misurarsi con nuovi strumenti in ordine alla gestione del pluralismo culturale e religioso. Il Piano nazionale d'integrazione prevede un percorso interreligioso e interculturale, la formazione linguistica e l?accesso al sistema scolastico. Ci siamo chiesti se fosse possibile un dialogo inter-religioso con le persone di religione islamica presupposto per la loro integrazione nel nostro paese. |