Attilio Fumagalli un uomo pingue, anzi di pi, soffre di obesit androide, nel senso che il grasso ce l'ha tutto attorno all'addome. Cinquant'anni, sposato con Ubalda Lamerti, senza figli, esercita in proprio la professione di ragioniere. Per vincere quel senso di vuoto che a volte lo aggredisce, pi che per uno slancio ideale, si dato alla politica nelle file della Democrazia Cristiana e sfruttando il giro della propria clientela riuscito a farsi eleggere sindaco di Bellano. Per tutti, e per ovvie ragioni, lui il Sindacone. L'attivit istituzionale non lo occupa pi di tanto. Oltre al disbrigo delle formalit correnti, riunisce la giunta ogni due mesi, due mesi e mezzo. Ultimamente, per, sotto questo aspetto, il Sindacone sembra aver impresso una svolta. Convoca la giunta ogni dieci giorni, a volte anche ogni settimana. Una voce o due all'ordine del giorno, una mezz'oretta di riunione e ciao. Ma oggi, 22 dicembre 1949, ha superato ogni limite: ha indetto una riunione per la sera della Vigilia di Natale. Per discutere di cosa? Di niente. Per scambiare gli auguri. E a pi di uno dei consiglieri che si sono visti recapitare a mano la convocazione saltata la mosca al naso. Per dirla tutta, al geometra Enea Levore venuto il preciso sospetto che sotto a quella frenesia si nasconda qualcosa. Ma cosa? Basterebbe chiederlo al vicesindaco Veniero Gattei, se quello non tenesse la bocca rigorosamente cucita. Con "Gli ultimi passi del Sindacone" torna sulla scena la Bellano del primo dopoguerra, di cui Andrea Vitali sa mettere in luce la voglia di riscatto, il frettoloso antifascismo esibito senza vergogna, gli appetiti della carne simbolo della voglia di vita che sta rianimando l'intero Paese, ma senza tralasciare quei piccoli segreti che rendono pi sapido il tran tran quotidiano. |