Il sentirsi "stretti nel mondo", fuori luogo, stranieri al mondo certamente un aspetto che accomuna i tre autori (Kafka, Buzzati e Camus) di cui abbiamo scelto di parlare. Sentirsi stranieri un sentimento doloroso e negativo che perlomeno consente ai protagonisti letterari dei suddetti autori di rendersi autentici ('autentici' nel senso heideggeriano del termine), di sfuggire alla "stupidit di tutte le cose", di percepire appieno la loro profonda fragilit esistenziale, in assoluta mancanza di infingimenti. E il sentirsi estranei pu anche assumere talvolta una valenza etica che oseremmo dire positiva: un cercare faticoso di aprirsi all'altro (spesso senza riuscirvi) rinunciando a quel demoniaco senso del possesso privatistico delle cose (in Buzzati ma anche in Kafka) o comunque a quella mostruosa finzione nei rapporti quotidiani che impesta le nostre vite (e qui pensiamo allo "Straniero" di Camus). |