Denis Diderot, una delle grandi menti dell'Illuminismo, ideatore e fondatore dell'"Encyclopdie ", tra le sue molteplici attivit e interessi ebbe un amore per il teatro che dur tutta la vita e che lo port a scrivere e mettere in scena, con alterna fortuna, diversi drammi. Ma il suo capolavoro, in questo campo, consiste nel "Paradoxe sur le comdien" all'epoca (1770-1773) la pi importante teorizzazione sull'arte dell'attore. Un libro fondante che sta alla recitazione come la "Poetica" di Aristotele sta alla drammaturgia. Scritto in forma dialogica e discorsiva, di facile lettura, "Il paradosso" deve il titolo a un'affermazione controcorrente rispetto alle idee del suo tempo. Diderot sostiene infatti che l'attore tanto pi grande quanto pi usa la testa e meno la sensibilit innata. Il talento da solo non basta, serve l'innesto della tecnica della cultura. Il grande attore non colui che si lascia andare alle proprie istintive emozioni, ma chi sa ricostruirle attraverso un lavoro a mente fredda. L'unico metodo necessario a garantire la possibilit di interpretare pi ruoli e differenti sensibilit e soprattutto capace di emozionare ogni volta gli spettatori. Per questo, dice Diderot, sarebbe necessario creare scuole di teatro che preparino gli attori al fine di non considerarli soltanto bruti dalla straordinaria e istintiva sensibilit. Come si vede, "Il paradosso dell'attore" un trattato ancora attuale... Postfazione di Jacques Copeau. |