Le parole di Cousin, poste in fronte all?articolo, racchiudevano, parmi, un alto senso politico, e compendiavano in certo modo la scienza del moto sociale nel secolo XIX. Egli le proferiva parlando allo Zschokke, e Zschokke, canuto, ma d?anima giovine e repubblicana, le raccoglieva con amore, e le registrava in fronte a un suo libro, intravvedendovi una profezia di vittoria e di civilt. Quando Cousin parlava quelle parole, la Francia era schiava a un dipresso, com?oggi noi siamo. I miracoli repubblicani tornati in nulla, le corruttele de? governi nulli, intermedi fra la Convenzione e Bonaparte, la servilit dell?Impero, che trasparivano attraverso il manto di gloria steso dal genio dell?uomo del destino, poi la tirannide del ristoramento, le brighe sacerdotali e gesuitiche, le delusioni, e la cortigianeria prevalente aveano diffuso un sonno sulle menti degli uomini dell?89, una pace stanca, un silenzio di rovina, che vietava ogni speranza di meglio. Le forze della generazione nata fra i due secoli XVIII e XIX, s?erano consumate ne? quaranta anni di guerra ostinata e di sacrifici, spesi a ricadere nel fango d?onde avea voluto levarsi. |