80 d.C. il primo giorno dei giochi inaugurali dell'Anfiteatro Flavio, il primo di cento. La folla sugli spalti in fibrillazione e il meglio dell'aristocrazia riempie la tribuna d'onore. Da qui, l'imperatore Tito si gode il suo capolavoro: un gigante di marmo e pietra a sfidare il cielo. Per la massima gloria di Roma. Sulla soglia dell'arena, che le generazioni future chiameranno Colosseo, c' un gladiatore. Ha l'animo rotto ed armato per uccidere. Il nome con cui il pubblico lo acclama, nell'odiato latino degli invasori, Vero. Presso il suo popolo ne aveva un altro, ma bruciato insieme al suo villaggio, alla sua lingua d'origine, al suo passato e alla sua libert. Non esiste pi niente per lui da allora, solo la rabbia da alimentare come un fuoco. Oggi, dopo anni di duro addestramento e infiammato dalla passione per la giovane Giulia, Vero sar il protagonista del pi atteso spettacolo di morte della giornata. Si combatte ormai da ore, nel Colosseo, ma non c' lotta pi crudele di quella che sta per cominciare: il gladiatore dovr scontrarsi con il suo migliore amico e uno dei due cadr sotto i colpi dell'altro. Perch nell'arena vige un'unica legge: vincere, e portare sulle spalle il peso del sangue, o morire, precipitando nell'oblio degli sconfitti. |