a cura di Felice Pozzo La Bohème Italiana è l?unico libro autobiografico di Salgari e proprio perché non contiene avventure esotiche è il meno noto. Eppure è un?opera importante per chi desideri conoscere il pensiero dell?Autore su se stesso e su alcuni dei suoi amici. Personaggi, questi, che appartennero al suo stesso ambiente bohémien: un giovane pittore in attesa di entrare nel giornalismo; un geometra disoccupato che parte per l?Amazzonia in cerca di fortuna; un papilografo che ha tentato mille mestieri e che ha abbandonato Milano dopo i tumulti del maggio 1898; personaggi realmente esistiti ma nascosti dietro pseudonimi, anagrammi o altre reticenze. L?amichevole sodalizio descritto nel libro ha lasciato una testimonianza in più sull?isolamento, per molti versi inspiegabile, nel quale fu volutamente mantenuto il nostro più grande scrittore d?avventure da parte degli ambienti culturali del tempo. Il periodo al quale Salgari fa esplicito riferimento è limitato a un biennio (1898-1899), che coincide con il suo soggiorno a Sampierdarena e con il suo ritorno a Torino. Il capoluogo piemontese e la campagna circostante sono appunto il teatro degli episodi e delle bisbocce descritte, che contengono però aneddoti degli anni giovanili, mescolati nel ricordo nostalgico. Pubblicato nel 1909, quando l?Autore visse giorni terribili maturando il proposito del suicidio, è dunque un libro che assume le caratteristiche del testamento spirituale. Scritto alla ricerca della serenità perduta, può persino diventare l?atto d?accusa d?un ?facchino della penna? contro una società chiusa e ingiusta. |