Molti hanno detto, senza tema di smentita, che i nostri tempi non sono adatti alla forma del poema epico. Poi un giorno arrivato Derek Walcott con il suo "Omeros", dove, con sfrontata duttilit e profusione di immagini, viene cantato un arcipelago che come un continente, in delicato contrappunto con l?epos omerico. Omeros, aedo del tempo presente, racconta la storia di due pescatori, Ettore e Achille, innamorati della stessa donna, Elena, sensuale cameriera di un hotel di Saint Lucia, piccola isola sovrastata da due coni vulcanici, al centro del Mar dei Caraibi. E ogni personaggio, anche quelli di contorno, come avvolto in un?aura luminosa che scaturisce sia dalla felice irruenza metaforica del linguaggio di Walcott, sia dal carisma di nomi, gesti e pensieri che riecheggiano, non senza venature ironiche, quelli dei corrispettivi eroi omerici. Ma "Omeros" racconta anche la storia di un tradimento: l?isola, a lungo contesa dagli imperi rivali di Francia e Gran Bretagna, stata infine consegnata ai turisti; ma se Ettore, un tempo capace di intagliare una canoa nel cedro, diventato un tassista, Achille, fedele all?arte dei padri, glorifica la presenza del mare nella storia della trib. E su tutto veglia, pietosa, la poesia, che contempla l?umiliazione imposta all?uomo dalla volgarit dei tempi e lo riscatta. Omeros apparso per la prima volta nel 1990. |