Tullo non ama gli dei. Non capisce l'ostinazione con cui il suo re, Numa Pompilio, li onora e li compiace con feste e preghiere. Come se i numi, quegli esseri oscuri e capricciosi, fossero l per ascoltare le richieste degli uomini. Le sue, di sicuro, non le hanno mai esaudite, neanche il giorno in cui hanno lasciato morire Clara, la sua splendida moglie, una ragazza in boccio che faceva invidia alle ninfe. No, Roma non ha bisogno di sacrifici e orazioni; ci che le serve un sovrano che pensi al popolo, non a Giove. Un condottiero che renda l'Urbe sempre pi forte, rispettata, temuta, perch nessuno osi attaccare i suoi cittadini. E quando, al funerale stesso di Numa, il popolo lo acclama come Lupo di Roma, suo terzo re, Tullo sa che la guerra e la conquista saranno l'unico scopo della sua esistenza. Perch Tullo Ostilio un uomo feroce, infelice e tormentato dai fantasmi del passato, dai sensi di colpa per la morte di Clara. Ma anche un monarca che ama intensamente il suo popolo, e a quella gente, alla sua potenza, consacra la vita. Le citt vicine cadono sotto la straordinaria abilit dei guerrieri romani; anche l'odiata Alba Longa, la citt fondata dal figlio di Enea, patria di Romolo, viene distrutta. Rimane da combattere la battaglia pi temeraria: quella contro gli dei. |