Arthur Schnitzler sicuramente, tra tutti gli scrittori della Vienna fin-de-sicle, colui che con maggiore intuizione e senso di realismo registra i molteplici fermenti che percorrono la sua tormentata epoca. Schnitzler percepisce le contraddizioni della realt che lo circonda, e palesa il vuoto di valori individuandone la presenza nella dimensione del quotidiano, facendolo scaturire dall?osservazione di tutto lo spaccato della societ viennese e austriaca del tempo. Ci emerge forse con pi evidenza e profondit nel grande romanzo pubblicato nel 1908, Der Weg ins Freie (Verso la libert), una delle opere in prosa pi importanti di Schnitzler, ma anche un documento in cui l?autore analizza con acutezza impareggiabile la situazione di una componente essenziale della societ asburgica, la borghesia liberale ebraica che, incapace di comprendere le contraddizioni provocate dall?evoluzione dei tempi, brucia le sue ultime energie in un patetico solipsismo, rispecchiando cos esemplarmente quel processo di dissoluzione dei valori che la realt tragica di una profonda e irreversibile crisi. Schnitzler ha descritto in questo romanzo tale realt e ne ha messo a fuoco con lucidit le motivazioni storiche e le componenti psicologiche, il che d la misura della sua presenza nell?epoca e forse giustifica il suo orgoglio per quest?opera, se vero che, nel corso della sua composizione, pot annotare nel Diario il 6 gennaio 1906: Questo romanzo si porr nella grande tradizione dei romanzi tedeschi: Wilhelm Meister di Goethe, Enrico il verde di Keller, I Buddenbrook di T. Mann, Le dee di H. Mann, e affermare in un?intervista concessa nel 1931, poco prima della morte: C? un libro nel quale mi riconosco pienamente e sono quasi fiero di aver scritto: il mio vecchio romanzo Verso la libert. Presto lo metter sulla mia scrivania fra quei libri che vorrei appena possibile rileggere. (Giuseppe Farese) |