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Un quadro, realistico, dello squallore attuale Povera Italia, verrebbe da dire giunti allultima pagina, ma sarebbe pi opportuno concludere con un poveri noi. La rizzagliata, infatti, un giallo alla Sciascia in cui si rappresenta il diffuso cinismo che sembra soffocare ogni giorno di pi quello che un tempo veniva chiamato Il bel paese. Non troviamo il commissario Montalbano e questo giustamente, perch la denuncia di Camilleri di uninsieme di cose quotidiane a cui ormai ci siamo quasi assuefatti esula da quello che il semplice romanzo giallo che vede protagonista il simpatico poliziotto (anche se a volte pure l ci sono allusioni nemmeno tanto velate ai mali attuali). La rizzagliata non stato scritto per divertire il lettore, ma per avvertirlo, per mostrargli il degrado in cui immerso e di cui sovente ha solo una vaga consapevolezza. In questo senso pu essere anche considerato un romanzo storico, pur nellambito di personaggi di esclusiva fantasia, ma il mondo rappresentato, le connivenze e le furberie, gli interessi solo in apparenza contrapposti costituiscono un preciso atto daccusa a una classe, quella dei politici, che vive una realt tutta sua, in una sorta di limbo infernale le cui manifestazioni esteriori sono di pubblico dominio, una sorta di rissa in cui gli altri- cio il popolo - sono ridotti al rango di semplici spettatori. Se vero che la rizzagliata una rete da pesca da cui il pesce difficilmente pu scappare, altrettanto vero che pressoch impossibile sfuggire alla rete che il potere politico, economico e mediatico costruisce attorno a una persona. Nel libro c una costruzione siffatta che, nella sua individualit, pu essere tuttavia estesa allintera collettivit, impotente di fronte a un accerchiamento di forze che di fatto ha addormentato le coscienze e nauseato, fin quasi allo sfinimento, chi ancora ha occhi per vedere. In particolare, nel romanzo lintreccio esistente fra gli organi di informazione, potere politico, potere economico e potere mafioso portano a un profondo senso di disgusto che la prova certa di quanto la decadenza a tutti i livelli, compresi quelli familiari, stia corrodendo gli animi, in un trionfo dellamoralit, in cui tutto viene fatto senza il bench minimo esame di coscienza. E poich nelluomo sono naturalmente presenti il male e il bene, nel ridursi ai pi bassi istinti finir sempre con il prevalere, senza battaglia, il male. Camilleri questa volta ha inteso scrivere un romanzo pi impegnato, ha lanciato un grido, per non dire un urlo che chiss se sar udito. Indubbiamente si nota nello scritto quanto la questione gli stia a cuore, c insomma una sua partecipazione emotiva che nuoce un po allequilibrio del testo (o forse questo mondo di pazzi, cos ben descritto, squilibrato per sua natura). La rizzagliata un piatto freddo, per non dire gelido, ununica portata per un popolo che sembra non avere pi fame di verit. Eppure, a Camilleri va un plauso per la sua incrollabile tenacia che lo porta a condurre, nonostante let avanzata, una battaglia che sembra persa in partenza. Tanto di cappello, quindi, con la speranza che chi legger questo eccellente romanzo possa comprenderlo nel suo autentico significato, risvegliando magari una coscienza da troppo tempo sopita. Renzo.Montagnoli
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