Testori scrisse questo breve romanzo per raccontare l?Apocalisse a Milano, che poi il mondo di Testori. Ma ?Milano viene nominata una sola volta, ha quasi perso il proprio nome per diventare simbolo di ogni Citt maledetta; i morti si accumulano, del Duomo non restano in piedi che le pareti laterali; motociclisti a bordo di Yamaha sventolano bandiere con uno slogan franchista; l?incendio apocalittico parte dal carcere di San Vittore, dove un ragazzo sta morendo di droga; un feto muore all?ultimo piano di un palazzo; ?le libert son tutte finite?, il tempo non esiste pi; san Carlo uscito dall?urna si mescola ai carcerati e alla folla di un ?lungo verme processionale? come quello barocco della peste (?sterminio? l?aveva chiamata all?epoca un frate cappuccino); il moderno Giovanni, indegno emulo dell?Evangelista, scrive da defunto l?estremo libro dell?umanit. Eppure sotto una disperazione cos abnorme e un cos assurdo delirio d?onnipotenza, dietro un cos commovente sprezzo del ridicolo, io ci leggo una strana dolcezza ? come se qualcosa, in quell?anno passato in ospedale, si fosse chiarito e intenerito nell?anima di Testori?. (Dalla Prefazione di Walter Siti) |