Scritte nel 1933 le "Acqueforti di Buenos Aires" raccolgono immagini e percezioni della metamorfosi della capitale argentina in metropoli moderna. Arlt richiama nel titolo la stupefacente esattezza e la portata narrativa delle piccole acqueforti in voga nel Seicento, a opera di grandi pittori come Rembrandt: il linguaggio asciutto e il registro essenziale rendono alla narrazione la stessa sottile stilizzazione e l'attenzione ai particolari. Borseggiatori, mendicanti, oscure presenze e gente comune formano un affresco a tinte forti in cui Arlt mette in dubbio la necessit e le modalit della modernizzazione: l'arrivo della corrente elettrica, il telefono, gli edifici nuovi che non riconoscono pi a quelli vecchi alcuna funzione pratica n decorativa, ridotti a ruderi di un passato che si rifiuta di essere cancellato, ma che pare non voler prendere parte alla costruzione del futuro. Con accenti talvolta grotteschi Arlt applica lo "sguardo dell'outsider"; lucido, addolorato e ironico insieme, osserva il corpo stesso della citt, che si fa essere pulsante, e nella sua trasformazione inghiotte e sputa parti di materia che lo circondano e che ne costituiscono l'essenza pi vera. |