"Due sono romanzi di terra e uno di mare, ma tutti i personaggi di questi tre libri, contadini o marinai, sono fatti della stessa pasta, che quella di un?umanit in estinzione, come in via di estinzione sono i paesi sempre pi spopolati da cui provengono, nell?entroterra dell?estremo Ponente ligure. Tutti e tre i protagonisti, Gregorio, Var e Edoardo, sono sfiorati da figure femminili misteriose, affascinanti quanto sfuggenti. Ma non sar l?amore, in nessuna delle tre storie, a farli uscire dalla loro solitudine quasi metafisica. L?orrore che Biamonti prova per la retorica e l?enfasi non gli impedisce di essere scrittore essenzialmente lirico: in questo senso un compositore che potrebbe essergli idealmente accostato Maurice Ravel, anch?egli squisito orafo di forme perfette la cui forte espressivit non mai sporcata dalla volgarit del sentimentalismo. Proprio come Ravel in grado di creare universi fiabeschi alternativi al mondo reale con un?esattezza da ricercatore scientifico, cos Biamonti muove le figure dei personaggi sul palcoscenico di una Liguria magica e carica di mistero descritta con occhio da raggio laser, dove contrabbandieri, passeurs di frontiera ed ex marinai sono accomunati dallo stesso disagio esistenziale e i destini di uomini e donne sembrano attraversarsi senza toccarsi realmente. Diverse tragedie del mondo contemporaneo (droga, traffico d?armi, fuga di migranti, guerre) penetrano gradualmente, pagina dopo pagina, in questo mondo apparentemente isolato da tutto e si insinuano come veleno nelle sue vene. La musicalit trasparente della lingua usata da Biamonti lo rende immediatamente riconoscibile e allo stesso tempo lo pone in una posizione anomala rispetto ai suoi colleghi italiani: lui tra i pochissimi a saper dosare con gradazione millimetrica le sfumature sonore della sintassi, a essere in grado di orchestrare cos magistralmente il gioco di pieni e vuoti sulla pagina." (dalla prefazione di Carlo Boccadoro) |