Allontanandosi prima con la mente che con il ventre da una cena mondana tanto esilarante quanto amara, bench esibita come fastosa e gustosa da una consorteria di commensali impuniti per statuto, e passando per un ricordo d'infanzia dell'inossidabile Barbino di "Seminario sulla giovent", attraverso se stesso Aldo Busi ci racconta le tragedie di un mondo in cui, insieme allo sforzo di nascondere l'ipocrisia, si perso anche l'ultimo barlume di compostezza etica: il patto sociale stabilito da chi ha potere e denaro sufficienti per calpestarlo. In una societ popolata da uomini e donne cos arroganti da pretendere di esserne i protagonisti disperati e interessanti, dove si comunica a occhiate o facendo l'occhiolino e la lingua corrotta non meno dei costumi, tutto contribuisce ad alimentare lo stolto chiacchiericcio che copre - anzi permette di non ascoltare - persino una drammatica richiesta d'aiuto lanciata dal cuore del Mediterraneo. |