Due sguardi sull'abisso che affrontano temi cari all'autore: la libertà, le scelte, il rapporto con gli altri e il senso dell'esistenza. "Le mosche" è la riscrittura del grande classico di Eschilo le "Coefore" alla luce della filosofia esistenzialista. Elettra aspetta il ritorno del fratello Oreste dall'esilio per vendicare l'uccisione del padre Agamennone. Insieme al fratello uccide lo zio Egisto e la madre Clitemnestra. Le mosche sono la moderna trasposizione delle mitologiche Erinni, personificazioni femminili della vendetta soprattutto nei confronti di chi colpisce i parenti. Elettra è condannata ad essere tormentata dalle mosche. "A porte chiuse" spinge il dramma su tinte ancora più fosche. Dal tormento si passa alla tortura. In scena tre personaggi: Garcin, Inès e Estelle. Rinchiusi in una stanza che non ha né finestre né specchi. I tre sentono di trovarsi in un luogo dell'inferno e si aspettano di essere torturati, ma nessun altro entra nella stanza. Pian piano comprendono di essere lì per torturarsi a vicenda: cosa che fanno, in un vortice di domande, commenti sprezzanti sulle miserie, i desideri e le passioni della loro vita passata. Ma il colpo di teatro arriva solo verso la fine del dramma: la porta è sempre rimasta aperta. |