"Franco Acquaviva comprime la tensione del verso in una sorta di scena teatrale i cui soggetti recitano monologhi, cercano l'interazione tra quadri esistenziali e ambienti; lo fanno naturalmente, quasi condividessero un codice comune per esprimere il male, la frammentazione. [...] Compito del poeta quindi ricreare un linguaggio diretto, capace di restituire senso, di vincere la deriva; atto titanico, limitato a cenni, fratture, indizi di una possibile sparizione, forse, niente pi." (Dalla prefazione di Ivan Fedeli). |