Ciascuno dei due testi che, attraverso un fitto intreccio di rimandi e implicazioni, disegnano la trama del libro, una meditazione sul fantasma come luogo e soggetto dell'amore. E lo fanno mettendo a confronto in una prospettiva inedita due eccezionali personaggi: Guido Cavalcanti, il primo amico di Dante e maestro ineguagliato della fenomenologia amorosa, e Ibn Rushd, l'Averro dei Latini, il filosofo arabo che ha pi profondamente segnato il pensiero occidentale dal XIII al XV secolo. E se, per entrambi, la congiunzione con l'intelletto unico nomina la felicit suprema, la funzione del fantasma che si rivela ogni volta decisiva. In che modo i pensieri ci appartengono, come pu un'idea diventare mia? il fantasma - rispondono il poeta e il filosofo che, mediante il desiderio, rende il pensiero proprio a un soggetto. Ma, per Cavalcanti, il fantasma deve perire perch la congiunzione amorosa abbia luogo e l'individuo sopravvive solo come un automa fatto di rame o di pietra o di legno; per il filosofo, invece, la specie umana nel suo insieme il soggetto - anche politico - della felicit suprema. Prefazione di Alain de Libera. |