Il nome di Knigsberg ci ricorda la patria di Kant e Hannah Arendt, Kaliningrad invece un toponimo astruso e opaco. Le due "K" coincidono topograficamente ma non sono la stessa citt: se l'antica Knigsberg non fosse stata rasa al suolo dai bombardamenti degli alleati nell'agosto 1944 e poi dall'artiglieria dell'Armata Rossa, l'attuale Kaliningrad non esisterebbe affatto. Enigmatica come una delle citt invisibili di Italo Calvino, questa exclave russa situata in riva al Mar Baltico cela storie dimenticate, come quella dei tanti prigionieri di guerra, anche italiani, che vi hanno lavorato fino all'aprile 1945, nelle fabbriche del Terzo Reich. La protagonista, nipote di uno di loro, attraversa Kaliningrad guidata da una vecchia mappa di Knigsberg, sulle tracce della propria storia familiare. Sa che non ritrover la vecchia Knigsberg, n la cantina in cui si era rifugiato suo nonno, n il campo dove era stato prigioniero, ma incontrer il Palazzo dei Soviet abbandonato, la Russia dei poeti e storie di ippopotami curati con massicce dosi di vodka. Prefazione di Francesco M. Cataluccio. |