Dall'alto della sua condizione, l'arte ammira un paesaggio non molto ameno, l'atto di frammenti e detriti che costituiscono le scorie di una storia fatta di strappi, di ragionevole e raggelante continuit. L'angelo dell'arte respira un senso della storia che si produce a balzi, a forza di lacerazioni che non consentono ricuciture o accomodanti rammendi. L'arte detiene la profonda coscienza del tempo, l'interna sapienza della sua irresistibilit. La posizione fondante dell'arte il nomadismo, il continuo spostamento verso il proprio confine, verso l'inevitabile frattura di ogni equilibrio del linguaggio. E questo avviene attraverso la differenza dell'opera, che si rifiuta di omologarsi con le altre opere e vive la condizione solitaria della propria superba discontinuit. Il tempo rapace, di Hlderlin, rapina nel suo vortice le cose e le dissemina ai piedi dell'angelo della storia, sbigottito davanti a tanta maceria. Soltanto l'arte pu arrestare tali sprofondamenti, soltanto l'angelo dell'arte pu resistere allo sfaldamento e creare un alveo, un cuneo che si insinua tra i frammenti e fonda una persistenza, una resistenza ed un armistizio. Ma questo non significa parafisi o nascondimento, non significa balsamo o phrmakon, bens rispondere al dissolvimento polveroso ed anonimo del quotidiano con una accelerazione ancora pi eclatante. |