Nel saggio "La regola del gusto" il punto di partenza la variet e variabilit dei gusti. Vi in essi un'apparente concordanza: le stesse parole, osserva Hume, designano in tutte le lingue approvazione e pregi, oppure disapprovazione e difetti. Ma questo accordo non va al di l delle parole; anche nella critica, come nell'etica, queste concordanze universali non oltrepassano il significato tautologico delle espressioni: nessuno pu negare che il bene bene e il bello bello, ma la diversit comincia quando si tratta di determinare quali cose siano buone e quali belle. Tuttavia questa istanza scettica per Hume solo un punto di partenza. Essa sta a provare che il gusto soggettivo, e quindi non si possono trovare regole critiche universali; ma soprattutto che non esistono regole a priori, e che anche le regole del gusto, come tutte le altre, sono empiriche, a posteriori. Con ci posto il problema fondamentale dell'estetica di Hume: trovare un fondamento alle regole del gusto, tale che renda compatibile la loro universalit con la soggettivit che abbiamo prima constatata. La ricerca di Hume non metafisica. Egli non mira a definire un'idea trascendente del bello. Il suo problema quindi precisabile in questo senso: come si formano quei "campioni" quei "modelli" del giusto che stabiliscono la norma effettiva e positiva del giudizio del gusto? |