Il carteggio fra Furio Jesi e Kroly Kernyi ? che presentiamo per la prima volta nella sua integrit ? si svolge nell?arco di un quadriennio: dal 1964, quando Jesi, appena ventiduenne, prende contatto col gi celebre mitologo ungherese, da lui considerato un?autentica guida spirituale nei suoi primi anni di studio, fino al 1968, quando avviene la repentina e irreversibile rottura a causa di un saggio di Jesi in cui Kernyi ravvede un attacco quasi oltraggioso nei propri confronti. Una galleria di figure ? Pavese, Mann, Buber, Jung, Frobenius e Stefan George ? segna le tappe dell?epistolario, mentre un sapere nuovo illumina con eguale chiarezza le immagini degli di greci e la poesia di Rilke, il romanzo tardoantico o quello manniano, la ?magia? di Apuleio ovvero di Faust. Ma certo non sfuggono i problemi di tenore pi strettamente politico: sia lo sfruttamento intenzionale, o ?tecnicizzazione? del mito da parte del nazismo e la posizione degli intellettuali tedeschi; sia, durante la Guerra dei sei giorni, la questione del sionismo, inteso a sua volta come problema mitologico, del rapporto con la tradizione. Se il confronto col passato e la trasmissione del sapere esprimono sempre, per Kernyi e Jesi, un ethos, anche il dialogo tra maestro e allievo esige necessariamente una scelta, teorica e insieme pratica, capace di decidere ? nelle ultime lettere ? la fine sorprendente della loro amicizia. |