"Mio padre morto": con questa frase Jergovic inizia una storia che parte dagli anni Venti e arriva fino al 1993 in una Sarajevo dove tutti si conoscono e dove tutti si vorrebbero evitare. Un padre ateo, di professione medico, che ritiene che tutti gli uomini siano uguali, il protagonista di una autobiografia cruda e diretta. Un racconto intimo che si apre alla storia diventa lo spunto per narrare tradimenti nazionali e privati, la distanza tra un padre e un figlio, ci che si perde e ci che non si pu perdonare. "Non solo un romanzo sul padre perduto, ma un romanzo su come ognuna delle nostre vite abbia un ruolo nella storia. Specie in quella piega della storia stessa che ancora pulsa, nel tentativo generale di dimenticare, e che conduce a Sarajevo. Perch, come scrive Jergovi?, "il contrario della responsabilit civile e collettiva non l'innocenza collettiva. Il contrario l'irresponsabilit". Loredana Lipperini |