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Per quanto associamo subito al nome di Camilleri quello di Montalbano, il personaggio senza dubbio pi conosciuto, lautore siciliano si diletta anche a scrivere romanzi storici o comunque di ambientazione storica. Fra questi ce n uno un po particolare, realizzato parte in forma epistolare, parte come dialoghi e che ha conosciuto il suo maggior successo nella versione teatrale. Per appassionare il lettore o lo spettatore ci sono tutti gli elementi giusti, amalgamati con la consueta abilit da Camilleri, s che ne esce unopera dal difficile, ma esemplare equilibrio e che per certi versi pu ricordare la famosa pochade francese. Le coincidenze impossibili, o quasi, lassurdit della burocrazia sabauda, un gioco a guardie e ladri, condito con un pizzico di tradimento coniugale e ne esce un libro godibilissimo, che di certo non potr che appagare sia chi alla ricerca di righe devasione, sia chi ama scoprire, sotto gli aspetti esilaranti, una critica dura, spietata di una societ su cui incombe greve la rigida morale e il formalismo estremo del casato piemontese. Non ho visto la commedia, ma sono dellopinione che, per limpostazione e la struttura del testo, sul palcoscenico la fertile creativit di Camilleri, particolarmente felice in questo libro, dove i colpi di scena e gli equivoci si rincorrono, sia uscita ancora pi dirompente e che quindi la gradevolezza si sia ulteriormente incrementata. Da una vicenda di corna, che prende avvio con la richiesta di una concessione telefonica, si srotolano una serie di fatti concatenati in un crescendo quasi rossiniano. Si ride, certamente, ma piuttosto amaro e senza dir oltre aggiungo solo che la visione critica dellautore tale che, se pur la vicenda ambientata alla fine del XIX secolo, certi risvolti, taluni atteggiamenti, le conclusioni presentato una straordinaria attualit, nella scia di una storia che per lItalia sembra sempre la stessa.
Renzo.Montagnoli
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