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Una madre lo sa. Tutte le ombre dell'amore perfetto (Piccola biblioteca oscar)


Concita De Gregorio Libri


La storia di Brooke Shields, una delle donne più belle del mondo, che partorisce a 38 anni la piccola Rowan e non smette di piangere dal primo istante in cui gliela mettono in braccio e scivola in una tremenda depressione da cui si riprenderà solo molti mesi dopo, e quella di Valentina Vezzali, il "cobra", che dopo appena diciotto giorni dalla nascita del figlio Pietro riprende gli incontri di scherma e le bastano tre mesi di allenamento per vincere i campionati del mondo. La storia delle madri di Plaza de Mayo, a cui la dittatura argentina ha rubato i figli, capaci di un amore assoluto per le proprie creature scomparse, perché l'amore materno perfetto è solo quello per chi non c'è più, e quella di Mercè Anglada, ostetrica di 44 anni, che per aver dedicato l'intera vita a far nascere i figli degli altri non si è mai sposata e non ne ha mai avuti di propri. Storie di madri e di maternità, storie di amore e di paura, storie di gioia e di terribili depressioni. Concita De Gregorio compie un viaggio, attraverso venti racconti di maternità, in una realtà circondata da moltissimi luoghi comuni, per cercare di dare voce a una realtà silenziosa: la fatica di essere madri in un mondo in cui per le madri non c'è posto.
 
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maman blues: essere madri non uno scherzo. Ho comprato questo libro per regalarlo a mia madre, per tutte le volte che racconta di quando io ero appena nata, della fatica di star dietro a figlia e lavoro allo stesso tempo, di mio padre che tornava tardi da lavoro, dei nonni lontani, della girandola di babysitter. Di come essere madri non facile proprio per niente, sempre sottoposte al coro degli altri che guardano, giudicano, non approvano e non capiscono quasi mai. Ho letto questo libro e subito ho pensato che diventare madre una fatica boia, che chi te lo fa fare di cambiarti la vita cos, distruggendo un equilibrio lavoro-amore-amici-casa faticosamente costruito in anni. Poi ho letto che lautrice, quella stessa Concita De Gregorio che scrive su Repubblica e su D, ha quattro figli. E allora ho pensato che se una giornalista intelligente e brillante come lei recidiva al tal punto una ragione ci deve essere, e le soddisfazioni dellessere madre devono essere almeno pari alle ansie, alle notti insonni, ai pianti, strilli, capricci che i bambini ti impongono. Concita De Gregorio ha il coraggio di ammettere che avere un figlio non semplicemente una cosa meravigliosa, che lamore materno ha mille sfaccettature, a volte commoventi e a volte crudeli. Che le mamme non sono tutte uguali, in virt di un presunto, mitologico e potentissimo istinto materno, ma che ognuna vive il rapporto con il figlio a modo suo. Che lamore materno non mai perfetto in senso assoluto, ma ha mille sfumature. Una ventina di brevissimi racconti per raccontare che la depressione post-parto esiste, e ha colpito persino Brooke Shields, leterna adolescente incapace di accettare il nuovo ruolo di madre. Racconta di donne che un figlio non basta a fermare, come il cobra Valentina Vezzali, campionessa del mondo di scherma con un figlio di pochi mesi, e donne che un figlio non lo vogliono, come lostetrica che ha fatto nascere centinaia di bambini non suoi, e mai il proprio. Apre squarci dolorosi riportando le storie di bambini malati che vivono solo grazie al totale sacrificio materno e bambini che vivono felici e contenti senza genitori come Pippi Calzelunghe, eletta a simbolo del modello svedese di vita e di educazione dei figli. Storie di donne normali che chiamano i figli dagli areoporti, con il senso di colpa per essere lontane, e storie dolorose e terribili come quelle delle madri di Plaza de Mayo, e degli Hijos che hanno visto torturare e uccidere i propri genitori. Basta ipocrisie, infine, sul ruolo di madre: una faticaccia, e c bisogno di aiuto: ben vengano gli uomini consapevoli, i famigliari e gli amici presenti non solo a parole, se necessario anche le cliniche specializzate nei maman blues. sempre stato cos, non una moda di oggi: lo dimostrano le spaventose ninnananne che si cantavano, nei secoli e a ogni latitudine, per far addormentare quei piccoli mostri che chiamiamo bambini.

p_sereno

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