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La solitudine dei numeri primi (Scrittori italiani e stranieri)


Paolo Giordano Libri


Alice è una bambina obbligata dal padre a frequentare la scuola di sci. È una mattina di nebbia fitta, lei non ha voglia, il latte della colazione le pesa sullo stomaco. Persa nella nebbia, staccata dai compagni, se la fa addosso. Umiliata, cerca di scendere, ma finisce fuori pista spezzandosi una gamba. Resta sola, incapace di muoversi, al fondo di un canale innevato, a domandarsi se i lupi ci sono anche in inverno. Mattia è un bambino molto intelligente, ma ha una gemella, Michela, ritardata. La presenza di Michela umilia Mattia di fronte ai suoi coetanei e per questo, la prima volta che un compagno di classe li invita entrambi alla sua festa, Mattia abbandona Michela nel parco, con la promessa che tornerà presto da lei. Questi due episodi iniziali, con le loro conseguenze irreversibili, saranno il marchio impresso a fuoco nelle vite di Alice e Mattia, adolescenti, giovani e infine adulti. Le loro esistenze si incroceranno, e si scopriranno strettamente uniti, eppure invincibilmente divisi. Come quei numeri speciali, che i matematici chiamano "primi gemelli": due numeri primi vicini ma mai abbastanza per toccarsi davvero. Un romanzo d'esordio che alterna momenti di durezza e spietata tensione a scene rarefatte e di trattenuta emozione, di sconsolata tenerezza e di tenace speranza.
 
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La solitudine pu essere tagliente come le lamette con cui Mattia si sfregia mani e braccia, trasformandole in un reticolo di cicatrici e dolore. La solitudine pu essere ingombrante come il ricordo di un brutto incidente che costringe Alice a trascinarsi dietro una gamba insensibile per tutta la vita. Alice e Mattia sono su un altro piano rispetto agli altri, studiano, lavorano, si sposano perfino, ma non potranno mai uscire dal proprio cono dombra, dalla loro marginalit. Si riconoscono simili, ma le loro solitudini possono solo sfiorarsi. Alice e Mattia sono numeri primi, non possono essere divisi se non per se stessi e per 1. Primi gemelli, vicini ma sempre separati da un numero. Entit univoche che non conoscono la fusione con laltro, distanti e distaccati. Alice e Mattia sono stati segnati da due episodi diversi e terribili che hanno interrotto il corso della loro infanzia, tragedie quotidiane capaci di rovinare una vita.
Si apre con un incipit doppio e angosciante il libro desordio del torinese Paolo Giordano, classe 1982. Le paure infantili di Alice sugli sci, che la condurranno a una rovinosa caduta nella neve, e linsofferenza di Mattia per la gemella ritardata, che abbandona in un parco per andare, da solo, a una festa di compleanno. Un salto temporale ce li fa ritrovare adolescenti, nella stessa scuola. Sono destinati a incontrarsi, a incrociare almeno per un attimo le rispettive solitudini, a perdere molte occasioni senza mai unirsi davvero. Maledetti numeri primi.
Le metafore matematiche punteggiano tutto il romanzo, ed nella matematica che Mattia cerca quella razionalit cos consolante che non trova nella vita e nei sentimenti. Anche lo stile con cui scrive Giordano ha qualcosa di scientifico, di netto e tagliente, una certa tendenza a dissezionare i sentimenti per restituirceli frammentati, analizzati, pregni di una potenza espressiva che carica ogni gesto. Una narrazione potente, forte, asciutta e drammatica insieme, che ha entusiasmato la critica letteraria italiana. Un giovane scrittore che giovane davvero, 26 anni, laureato in Fisica e dottorando alluniversit.


Se lui si fosse spostato, lei lavrebbe percepito in qualche modo. Perch lei e Mattia erano uniti da un filo elastico e invisibile, sepolto sotto un mucchio di cose di poca importanza, un filo che poteva esistere soltanto fra due come loro: due che avevano riconosciuto la propria solitudine luno nellaltra (p.272).



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La solitudine dei numeri primi la testimonianza pi autentica di come la scrittura si stia abbassando e come la parola abbia perso il suo valore profetico e referenziale. Quasi una sorta di sfiducia della e nella parola. Quello che conta dirlo, e poco importa il come.  E ci non da inscrivere solo alla caterva dei difetti della odierna editoria o solo al presupposto dellesigenza di una maggiore diffusione del libro. Insomma, una parola pi democratica e poco arzigogolata, che attira un pubblico pi numeroso, socialmente e culturalmente pi stratificato.


Forse quello che conta al lettore postmoderno lintreccio, la capacit di suspence e di curiosit, ingredienti che certo non mancano in questo lungo racconto. Poco conta se un romanzo faccia letteratura o sia solo una parentesi sebbene fruttuosa di lettura.


Non stupisce quindi che il vincitore del premio Strega 2008 sia pi uno scienziato che un umanista o, meglio ancora, pi un matematico che un letterato.  E questo parossismo di successo, celebrato dal connubio tra critica e mercato, in uno scrittore non tradizionalmente riconducibile alle humanae litterae non certo una novit ma solo la continuazione della parabola novecentesca, iniziata gi con le avanguardie e che ha visto tra i protagonisti di una rivoluzione copernicana  uomini provenienti da una cultura pi scientifica come Montale, Quasimodo et similia.


 


Paolo Giordano ha per il merito di non ammiccare ad alcuna velleit. Il suo scopo pare essere solo quello di fotografare una storia per quella che , senza lartificiosit del linguaggio, senza intervenire con spossamenti contenutistici di alcun genere.


 Larco temporale del romanzo   abbastanza ampio: va dal 1983 al 2007. Il racconto lineare, intervallato da lunghi vuoti  per non incidere sulleconomia. Ed questa la sua forza, la sua capacit di attirare lattenzione, nonostante la storia, pur nella sua originalit, non abbia alcunch di fenomenale. Non fa gridare al miracolo. Procede lentamente, senza mai lasciarsi andare ad improvvise accelerazione. E ciononostante risulta avvincente, incuriosisce e svela timidamente il problema della comunicazione. Forse la scelta di un linguaggio cos scarno ed essenziale,  anoressico, si spiega e trova una sua giustificazione proprio in questo tema, in queste transazioni comunicative mancate, erroneamente gestite e spesso incrociate.


 


Alice e Mattia vivono allombra della loro problematicit e portano addosso il peso e lo sguardo severo di una societ che non riconosce nella diversit lunicit dellessere e  il suo potenziale. Tuttavia, se quella di Alice una diversit di natura fisica (un incidente in montagna lha resa zoppa), quella di Mattia nasce da una psicosi e da un senso di colpa: lavere abbandonato la sorella disabile in un parco, pur di non averla tra i piedi ad un festa di compleanno.


Ed proprio questa Michela, smaterializzatasi nel nulla e mai riemersa dal fiume in cui forse annegata violando cos il principio di Archimede (nome dellomonimo capitolo in cui raccontata la vicenda)  a rappresentare la mano invisibile delleconomia del romanzo, a guidare suo malgrado le azioni dei giovani: tutto ruota ed al contempo riconducibile alla messa in discussione di questo principio. Sensazioni, emozioni e sentimenti collimano in una sorta di sincope, in cui il reale sfugge a qualsiasi logica comportamentale


Mattia, nonostante la giovane et, si assume tutta la responsabilit del fatto e questa  lettera scarlatta   diventa  principio di autodeterminazione.


 


Alice e Mattia si conoscono durante una festa di compleanno (il topos ritorna: ci che si perduto sembra ritornare sotto mentite  spoglie, come transfert, come proiezione): si riconoscono e scoprono nella loro diversit alienante il collante per una discreta e quanto mai silenziosa e a tratti anonima amicizia. Lamore sembra fuori dalla loro gettata: troppo simili per risultare complementari, troppo speculari per fondersi in un altro diverso da s.


 


Il titolo ed il senso del romanzo sono spiegati dallo stesso autore nel ventunesimo capitolo: I numeri primi sono divisibili soltanto per 1 e per se stessi. Se ne stanno al loro posto nell'infinita serie dei numeri naturali, schiacciati come tutti fra due, ma un passo in l rispetto agli altri. Sono numeri sospettosi e solitari e per questo Mattia li trovava meravigliosi In un corso del primo anno Mattia aveva studiato che tra i numeri primi ce ne sono alcuni ancora pi speciali. I matematici li chiamano primi gemelli: sono coppie di numeri primi che se ne stanno vicini, anzi quasi vicini, perch fra di loro vi sempre un numero pari che gli impedisce di toccarsi per davvero. Numeri come l'11 e il 13, come il 17 e il 19, il 41 e il 43. Se si ha la pazienza di andare avanti a contare, si scopre che queste coppie via via si diradano.


 


Anche in et adulta ancora una volta la presenza di Michela a fungere da catalizzatore. Alice crede di riconoscere in una ragazza down la sorella mai ritrovata di Mattia. Il ragazzo, che nel frattempo si trasferito in Germania dopo la laurea in matematica, pur sconoscendo il motivo,  si precipita subito in Italia.


 


Diversit e incomunicabilit  sembrano essere i due assi cartesiani su cui Giordano dipana la sua storia, spesso con freddezza scientifica, con linconfutabilit delle formule matematiche.


Il libro va letto senza pretese, meglio se si riesce a dimenticare lalone mediatico e la ridondanza dello Strega. Che, probabilmente, creano aspettative cos altisonanti  da lasciare lamaro in bocca alla sua conclusione.


 


 


 


 



giacomo coniglione

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