Ho letto il romanzo “Eloì, Eloì” e l’ho fatto in fretta. Non perché ne avessi io, ma perché a trascinarmi erano le sue pagine, intense, belle. Custovic detiene una narrazione matura, in grado di evocare paesaggi ed emozioni, di visualizzarli al lettore. Ecco perché si diventa in grado di entrare nei fatti, e finire per trovarsi quasi lì sulla scena assieme ai personaggi di questo libro. I personaggi sono l’altro punto forte di questo romanzo, Emir e Armando, apparentemente diversi e lontani, ma così vicini nella loro umanità. In altre parole, la trama è profonda e ben costruita. Per quanto riguarda più un aspetto formale, letterario, il racconto si svolge su una serie di flashback. In “Eloì, Eloì” è la narrazione ad avere il primato. Una narrazione potente, in cui ti tuffi e non hai più scampo, ti trascina e lì dentro sei costretto a riflettere assieme ai personaggi, a porti delle domande. Tutto ciò insomma che la letteratura dovrebbe fare perché, come direbbe Kafka, “Un libro deve essere l’ascia che spezza il mare ghiacciato che è dentro di noi”. E questo libro riesce a farlo.