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Considerazioni a latere di HARPER LEE, Il buio oltre la siepe , Milano, Feltrinelli, 34esima ed., 2009 - di Federico M. Giuliani Feltrinelli ristampa, per l'ennesima volta, questo To kill a mockingbird (testualmente Uccidere un tordo beffeggiatore - in Italia da sempre tradotto come Il buio oltre la siepe), pubblicato negli Stati Uniti per la prima volta nel 1960 e scritto dall'allora trentaquattrenne Harper Lee, amica e collaboratrice di Truman Capote. Trattasi del primo, e quasi unico, romanzo dell'Autrice, presto accompagnato da una vasta eco e da un notevole riconoscimento, tanto da valerle subito non solo il Pulitzer ma anche una premiata versione cinematografica del racconto, con protagonista Gregory Peck e regista Robert Mulligan. Qualcuno potrebbe chiedersi quale sia il motivo di una ennesima edizione italiana di questo breve romanzo, posto che l'ambientazione di esso risale addirittura agli anni Trenta e il tema quello della discriminazione razziale negli Stati Uniti risulta ormai superato, specie rispetto al quadro che l'Autrice ne forn un sessantennio fa. Del resto, l'ipotizzato interrogativo rafforzato da una tonalit e struttura narrativa tali, da fare apparire il tutto piuttosto incolore, privo di suspance e di trovate efficaci, sospeso a met tra il giallo e il racconto processuale, senza per identificarsi n con l'uno n con l'altro genere di scrittura. La storia nota. Nel profondo sud dell'Alabama (dove nacque la stessa Lee), in una citt di provincia (l'immaginaria Maycomb), la bimba Jean Louise (detta Scout), sorella del quasi coetaneo Jeremy (detto Jem), figlia dell'avvocato Atticus Finch, il quale ha la peculiarit - come vanno ripetendo i concittadini bianchi ai due bimbi per motteggiarli - di essere un necrofilo, poich difendere i neri in tribunale. Il vicino dei Finch, Nathan (detto Boo) Radley, a sua volta considerato dai pi (inclusi all'inizio i piccoli Finch) un folle, perch vive solo e segregato in casa. Una denuncia per asserito stupro della figlia presentata, dal padre della diciannovenne bianca Mayella Ewell, contro Tom Robinson, un nero che lavora le terre di altri. Ne assume d'ufficio la difesa Atticus e, a dispetto delle risultanze dibattimentali (descritte male, nonostante la Lee sia un avvocato), la giuria popolare condanna l'imputato. Poco tempo dopo, mentre Finch prepara l'appello, Robinson ucciso a fucilate mentre tenta di fuggire di prigione. Accade infine che una notte, a pochi passi dalla casa dei Finch, vi un tentativo di aggressione ai danni della piccola Scout, la quale riesce, con l'aiuto del fratello, a cavarsela. Sul posto lo sceriffo rinviene, accoltellato, il cadavere di Ewell padre; e nonostante comprenda che a uccidere il criminale, per difendere la bimba, sia stato proprio Boo Radley, decide di evitare il rischio di un altro verdetto a sfavore di un uomo inviso alla opinione comune, fornendo la versione secondo cui Ewell sarebbe caduto sul proprio coltello uccidendosi senza volerlo. Se una ragione vi ancora, per parlare oggi del tanto famoso quanto scontato romanzo della Lee narrato in prima persona, quale ricordo d'infanzia, da Jean Louise -, pare a chi scrive che si tratti di quella atmosfera, fissa come una cappa, la quale attraversa tutte le pagine del racconto. Quel coperchio, cio, di preconcetti, che dominano la corrente opinione e che si rivelano tanto falsi da meritare un totale ribaltamento. Piuttosto, se vi "del marcio in Danimarca" (per dirla con l'aedo di Stradtford), esso sta proprio in capo ai maggiori accusatori, primi latori dell'opinione comune dispregiativa. Tale non soltanto il caso dell'evento-clou del romanzo, cio la presunta violenza carnale a danno della giovane Mayella, ma altres il caso di Boo Radley, il quale da presunto folle diventa il salvatore di Scout - cos come pure il caso di un'altra vicina dei Finch, la signora Dubose, la quale, pur essendo proprio la prima ad accusare Atticus di necrofilia, risulta poi, subito dopo la morte, essere stata per anni una morfinomane. L'attualit del racconto di Harper Lee il cui titolo originale in inglese trae spunto da una frase detta da Finch ai figli sul carattere innocuo del volatile risiede pertanto in questa dialettica tra la "chiacchiera" del "si dice" e il putridume insito in quei sepolcri imbiancati, i quali catalogano l'umanit sulla scorta di giudizi angusti e gretti, contraddistinti da un alto tasso di superficialit e dall'auto-elevazione dei loro autori ad ermeneuti del "reale", in forza di una implicitamente presunta posizione prevalente. In questa prospettiva, il pi autentico protagonista del racconto per certi versi - non tanto o soltanto il "liberale" avvocato Finch - il quale contro corrente difende i neri -, ma piuttosto e soprattutto il suo vicino di casa Arthur Radley, il quale, da spauracchio del popolino idiota, risulta essere "al di l" di ogni giudizio "piccolo-borghese"- Va detto che il tema dei sepolcri imbiancati, a prescindere dalla sua origine evangelica (Matteo in particolare), gi stato oggetto di nostre riflessioni (http://www.diritto.it/system/docs/29273/original/FARISEISMO.pdf), per osservare in altra sede talune condotte, le quali si manifestano come ricorrenti da parte del demi-cultiv, cio a dire quello stesso uomo che Carlo Levi (in Cristo si fermato a Eboli) vede come l'esponente della mezza cultura, ivi includendo coloro i quali si reputano dotti. E se vero, come vero, che si soliti pensare ai sepolcri imbiancati come esponenti tipici di una piccola e media borghesia, in contrapposizione a un'aristocrazia o borghesia "alta" e illuminata , che invece (almeno tradizionalmente) reputata essere pi sensibile all'arte (e dunque alla ricerca del vero), viene da chiedersi se, specie con riferimento all'epoca e alla societ odierne, una siffatta visione abbia (ancora) ragione d'esserci. A ci si pu ben rispondere che quel modo di vedere le cose giammai ebbe un senso compiuto, proprio perch, nel suo stesso proporsi, esso incorre nel peggiore difetto che vorrebbe mettere alla berlina: il ragionare, cio, per categorie diffuse composte in rigida fissit, invece di esaminare uomini e comportamenti - modi di dire specifici o di pensare - bene identificati senza astrazioni eccessive. Il rischio sotto gli occhi di tutti, sol che si osservi ancora la realt odierna, che in ci pure antica al contempo: pu accadere, infatti, che una satira apparentemente lucida e penetrante sia svolta proprio da chi, in circostanze lievemente diverse, si comporta sulla scorta di quegli stessi vincoli ideologici, fatti altrove oggetto di derisione. Le cose, allora, si pongono in altri termini; nel senso che la domanda appropriata, semmai, se esista ancora un qualche criterio in forza del quale distinguere, in termini di "autenticit", una critica proponibile da quella improponibile per contraddizione implicita. A nostro modo di vedere, se una cartina al tornasole tuttora reperibile per potersi distinguere fra l'autentico e l'inautentico, essa non pu risiedere in astratte categorie economico-sociali, giacch la mescolanza endemica ormai tale, da fare s che il pensiero critico sia una sorta di pigmento vagante, diffuso senza distinzione di aree geografiche o di strati sociali. Piuttosto, una possibile autenticit va ravvisata di volta in volta, probabilmente, in chi ha il coraggio di "pagare di persona", e lo dimostra "nei fatti". In questo senso Il buio oltre la siepe pu assumere una sua propria forza significante, proprio perch i personaggi "fuori dal coro", cui l'Autrice attribuisce il suggello dell'autenticit, di fatto "pagano" appunto - in proprio: Atticus difende d'ufficio i neri e sa di essere, per ci, oggetto di derisione collettiva (glielo riferiscono per primi i figli); Radley coglie il valore della solitudine e paga il pegno di essere considerato un pericoloso squilibrato; infine lo sceriffo Tate decide di oltrepassare lo iussum per affermare lo iuxtum, rischiando in proprio per evidenti motivi. Una ragione, allora, per rileggere questo romanzo esiste ancora, e ne giustificherebbe forse una nuova versione cinematografica, la quale per sarebbe tutta da ricostruire liberamente, andando a reperire differenziate situazioni contemporanee, in quanto tali riconducibili all'idea centrale della storia originale. les mots Considerazioni a latere di HARPER LEE, Il buio oltre la siepe , Milano, Feltrinelli, 34esima ed., 2009 - di Federico M. Giuliani Feltrinelli ristampa, per l'ennesima volta, questo To kill a mockingbird (testualmente Uccidere un tordo beffeggiatore - in Italia da sempre tradotto come Il buio oltre la siepe), pubblicato negli Stati Uniti per la prima volta nel 1960 e scritto dall'allora trentaquattrenne Harper Lee, amica e collaboratrice di Truman Capote. Trattasi del primo, e quasi unico, romanzo dell'Autrice, presto accompagnato da una vasta eco e da un notevole riconoscimento, tanto da valerle subito non solo il Pulitzer ma anche una premiata versione cinematografica del racconto, con protagonista Gregory Peck e regista Robert Mulligan. Qualcuno potrebbe chiedersi quale sia il motivo di una ennesima edizione italiana di questo breve romanzo, posto che l'ambientazione di esso risale addirittura agli anni Trenta e il tema quello della discriminazione razziale negli Stati Uniti risulta ormai superato, specie rispetto al quadro che l'Autrice ne forn un sessantennio fa. Del resto, l'ipotizzato interrogativo rafforzato da una tonalit e struttura narrativa tali, da fare apparire il tutto piuttosto incolore, privo di suspance e di trovate efficaci, sospeso a met tra il giallo e il racconto processuale, senza per identificarsi n con l'uno n con l'altro genere di scrittura. La storia nota. Nel profondo sud dell'Alabama (dove nacque la stessa Lee), in una citt di provincia (l'immaginaria Maycomb), la bimba Jean Louise (detta Scout), sorella del quasi coetaneo Jeremy (detto Jem), figlia dell'avvocato Atticus Finch, il quale ha la peculiarit - come vanno ripetendo i concittadini bianchi ai due bimbi per motteggiarli - di essere un negrofilo, poich difendere i neri in tribunale. Il vicino dei Finch, Nathan (detto Boo) Radley, a sua volta considerato dai pi (inclusi all'inizio i piccoli Finch) un folle, perch vive solo e segregato in casa. Una denuncia per asserito stupro della figlia presentata, dal padre della diciannovenne bianca Mayella Ewell, contro Tom Robinson, un nero che lavora le terre di altri. Ne assume d'ufficio la difesa Atticus e, a dispetto delle risultanze dibattimentali (descritte male, nonostante la Lee sia un avvocato), la giuria popolare condanna l'imputato. Poco tempo dopo, mentre Finch prepara l'appello, Robinson ucciso a fucilate mentre tenta di fuggire di prigione. Accade infine che una notte, a pochi passi dalla casa dei Finch, vi un tentativo di aggressione ai danni della piccola Scout, la quale riesce, con l'aiuto del fratello, a cavarsela. Sul posto lo sceriffo rinviene, accoltellato, il cadavere di Ewell padre; e nonostante comprenda che a uccidere il criminale, per difendere la bimba, sia stato proprio Boo Radley, decide di evitare il rischio di un altro verdetto a sfavore di un uomo inviso alla opinione comune, fornendo la versione secondo cui Ewell sarebbe caduto sul proprio coltello uccidendosi senza volerlo. Se una ragione vi ancora, per parlare oggi del tanto famoso quanto scontato romanzo della Lee narrato in prima persona, quale ricordo d'infanzia, da Jean Louise -, pare a chi scrive che si tratti di quella atmosfera, fissa come una cappa, la quale attraversa tutte le pagine del racconto. Quel coperchio, cio, di preconcetti, che dominano la corrente opinione e che si rivelano tanto falsi da meritare un totale ribaltamento. Piuttosto, se vi "del marcio in Danimarca" (per dirla con l'aedo di Stradtford), esso sta proprio in capo ai maggiori accusatori, primi latori dell'opinione comune dispregiativa. Tale non soltanto il caso dell'evento-clou del romanzo, cio la presunta violenza carnale a danno della giovane Mayella, ma altres il caso di Boo Radley, il quale da presunto folle diventa il salvatore di Scout - cos come pure il caso di un'altra vicina dei Finch, la signora Dubose, la quale, pur essendo proprio la prima ad accusare Atticus di necrofilia, risulta poi, subito dopo la morte, essere stata per anni una morfinomane. L'attualit del racconto di Harper Lee il cui titolo originale in inglese trae spunto da una frase detta da Finch ai figli sul carattere innocuo del volatile risiede pertanto in questa dialettica tra la "chiacchiera" del "si dice" e il putridume insito in quei sepolcri imbiancati, i quali catalogano l'umanit sulla scorta di giudizi angusti e gretti, contraddistinti da un alto tasso di superficialit e dall'auto-elevazione dei loro autori ad ermeneuti del "reale", in forza di una implicitamente presunta posizione prevalente. In questa prospettiva, il pi autentico protagonista del racconto per certi versi - non tanto o soltanto il "liberale" avvocato Finch - il quale contro corrente difende i neri -, ma piuttosto e soprattutto il suo vicino di casa Arthur Radley, il quale, da spauracchio del popolino idiota, risulta essere "al di l" di ogni giudizio "piccolo-borghese"- Va detto che il tema dei sepolcri imbiancati, a prescindere dalla sua origine evangelica (Matteo in particolare), gi stato oggetto di nostre riflessioni (http://www.diritto.it/system/docs/29273/original/FARISEISMO.pdf), per osservare in altra sede talune condotte, le quali si manifestano come ricorrenti da parte del demi-cultiv, cio a dire quello stesso uomo che Carlo Levi (in Cristo si fermato a Eboli) vede come l'esponente della mezza cultura, ivi includendo coloro i quali si reputano dotti. E se vero, come vero, che si soliti pensare ai sepolcri imbiancati come esponenti tipici di una piccola e media borghesia, in contrapposizione a un'aristocrazia o borghesia "alta" e illuminata , che invece (almeno tradizionalmente) reputata essere pi sensibile all'arte (e dunque alla ricerca del vero), viene da chiedersi se, specie con riferimento all'epoca e alla societ odierne, una siffatta visione abbia (ancora) ragione d'esserci. A ci si pu ben rispondere che quel modo di vedere le cose giammai ebbe un senso compiuto, proprio perch, nel suo stesso proporsi, esso incorre nel peggiore difetto che vorrebbe mettere alla berlina: il ragionare, cio, per categorie diffuse composte in rigida fissit, invece di esaminare uomini e comportamenti - modi di dire specifici o di pensare - bene identificati senza astrazioni eccessive. Il rischio sotto gli occhi di tutti, sol che si osservi ancora la realt odierna, che in ci pure antica al contempo: pu accadere, infatti, che una satira apparentemente lucida e penetrante sia svolta proprio da chi, in circostanze lievemente diverse, si comporta sulla scorta di quegli stessi vincoli ideologici, fatti altrove oggetto di derisione. Le cose, allora, si pongono in altri termini; nel senso che la domanda appropriata, semmai, se esista ancora un qualche criterio in forza del quale distinguere, in termini di "autenticit", una critica proponibile da quella improponibile per contraddizione implicita. A nostro modo di vedere, se una cartina al tornasole tuttora reperibile per potersi distinguere fra l'autentico e l'inautentico, essa non pu risiedere in astratte categorie economico-sociali, giacch la mescolanza endemica ormai tale, da fare s che il pensiero critico sia una sorta di pigmento vagante, diffuso senza distinzione di aree geografiche o di strati sociali. Piuttosto, una possibile autenticit va ravvisata di volta in volta, probabilmente, in chi ha il coraggio di "pagare di persona", e lo dimostra "nei fatti". In questo senso Il buio oltre la siepe pu assumere una sua propria forza significante, proprio perch i personaggi "fuori dal coro", cui l'Autrice attribuisce il suggello dell'autenticit, di fatto "pagano" appunto - in proprio: Atticus difende d'ufficio i neri e sa di essere, per ci, oggetto di derisione collettiva (glielo riferiscono per primi i figli); Radley coglie il valore della solitudine e paga il pegno di essere considerato un pericoloso squilibrato; infine lo sceriffo Tate decide di oltrepassare lo iussum per affermare lo iuxtum, rischiando in proprio per evidenti motivi. Una ragione, allora, per rileggere questo romanzo esiste ancora, e ne giustificherebbe forse una nuova versione cinematografica, la quale per sarebbe tutta da ricostruire liberamente, andando a reperire differenziate situazioni contemporanee, in quanto tali riconducibili all'idea centrale della storia originale.
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