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Contro le donne nei secoli dei secoli (Pamphlet)


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Un "nuovo" movimento al femminile ha inaugurato il 2006: tantissime donne hanno aderito all'appello "Usciamo dal silenzio" e sono tornate in piazza. Molte di loro sono ex militanti e molte giovanissime. Grande assente è la generazione che oggi ha tra i trenta e i quarant'anni. Perché? Perché gli slogan, il linguaggio e le modalità di lotta degli anni sessanta e settanta non parlano più alle donne di oggi. Eppure i feroci attacchi da parte del Vaticano, la negazione delle "quote rosa" dentro il Palazzo e uno sciovinismo sempre più subdolo nel mondo del lavoro segnalano che la situazione è grave. Silvia Ballestra scatta un'istantanea delle donne italiane oggi: i modelli demenziali imposti dal mercato e dai media (non solo le veline ma anche le cosiddette conduttrici impegnate"); le maternità sempre più difficili; il confronto con le straniere; l'arretratezza della politica italiana. Nessuna soluzione consolatoria all'orizzonte, ma una presa di coscienza dello spaesamento, dell'assenza di riferimenti, della necessità di cominciare da capo.
 
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Questa una scenata. Sono le prime parole che aprono il libro di Silvia Ballestra. Un libro che non vuole fingere di essere un trattato, che non vuole essere lennesimo manifesto femminista post-movimento. Si tratta semplicemente di sdegno, di senso di impotenza. Sentimenti che non solo riesce a trasmettere cos bene, parola dopo parola, ma che accompagnano la vita della maggior parte delle donne che riflettono sulla propria condizione. Perch, inutile negarlo, per quanto si possa parlare di emancipazione femminile, non che uno specchio per le allodole.
Si tratta di mera illusione, spesso accompagnata da un comportamento svilente delle donne contro se stesse. Per spiegare meglio questo concetto, la Ballestra si sofferma fortemente sul carattere commerciale del corpo della donna. Fa riflettere sui concetti base che ogni persona con un minimo di coscienza della societ, sa perfettamente: la donna ancora considerata la femmina oggettino-sexy senza cervello ma non solo. E la donna stessa a voler essere considerata tale, sognando di sgambettare in televisione in mutande, in mezzo a uomini ben vestiti.
Le donne sono sfruttate, usate, ridotte a carne da macello. Le donne ancora sottomesse, ancora piccolo oggetto di divertimento di un mondo tutto fatto al maschile.
Ma questa scenata non solo una parvenza di isterismo femminista. Lautrice snocciola un dato terrificante. Dato che davanti ai nostri occhi, notizia dopo notizia, cronaca nera dopo cronaca nera: in atto un enorme massacro di donne. E non si riferisce a paesi come l'India, dove la donna, in effetti, ancora vista come una bestia. Bens all Italia, allEuropa.
A parte il numero impressionante di violenze domestiche (donne picchiate dal marito, per esempio), si sofferma sui numerosissimi casi di parenti (padre/cugino/fratello e via discorrendo) che uccidono le proprie mogli, figlie, fidanzate. E lo fanno per un semplice motivo: il possesso.
La donna muore perch si ribella, perch sceglie un altro uomo, perch tradisce. "Ero geloso, quindi l'ho uccisa". Scusante che non aggrava il caso, ma che porta a uno stato di comprensione per il poveruomo che ha massacrato. Non per la vittima, che diviene quindi mero spettacolo macabro, ma per l'assassino.
Silvia Ballestra, nel suo libro, menziona dati ben precisi. Numeri. E proprio l'uccisione la causa primaria di morte per le donne. Sembra incredibile.
Non solo. Questa societ ipocrita e maschilista ha trovato un capro espiatorio. Chi violenta e uccide le donne?
Marocchini, Albanesi. Il Diverso uccide. Eppure lo stupro sempre stato sport nazionale. Eppure i dati parlano chiaro: il novanta per cento delle violenze le donne le subiscono in famiglia. Da persone che conoscono molto bene. Dal proprio marito, insomma. Spesso, ci limitiamo ad ascoltare il caso del giorno, pensando che si tratti, appunto, di un caso. Poco importa se siano atti ripetuti, non riflettiamo mai sulla sistematicit ma soprattutto sulla legittimit della cosa.
Le donne vengono uccise e pensiamo che, in fondo, se la siano cercata, sottomettendosi a un uomo padre/padrone. Fino a quando non accade a qualcuno che conosciamo bene. E, a quel punto, ci rendiamo conto dell'impotenza. Nostra e sua.
Una scenata spaventosamente lucida e diretta, che non lascia spazio ai dubbi. Le donne, in questo mondo occidentale cos avanzato, sono ancora schiave.

alicesu

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