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L'infinito lunare (Tascabili. Romanzi e racconti)


Giuseppe Bonaviri Libri


Confluiscono in questo volume dieci racconti scaturiti dalla penna di Giuseppe Bonaviri, che dalla memoria autobiografica, dal nostos fantastico prendono avvio per proiettarsi nell'infinito. Fra gli altri, "Martedina" in cui, mal conciliando lavoro e denaro con il guardarsi dentro, col magmatico fluire degli umori, per narcisistico amore di sé votato all'unicità dell'arte, lo scrittore intraprende un viaggio interplanetario su Plutone. Una "commediola buffa" è "Giovanni Verga sulla luna", nella quale agiscono, con Verga e i suoi immortali personaggi, moderni eroi dell'immaginario infantile, un bonario comico americano, bambini, gente comune di tutte le razze, esponenti di una società feroce. Racconti accomunati tutti da un sottile filo rosso, il clima di fiaba, d'onirica, surreale, ironica, inquietante evasione dalla grigia e triste realtà quotidiana.
 
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"Oltre il palcoscenico"


Basterebbe come commento la superlativa introduzione di Sarah Zappulla Muscar, perch in fondo di questa raccolta di racconti si pu scrivere tanto, ma bene come in quelle paginette penso sia francamente assai improbabile. Tuttavia, per la stima che ho di Giuseppe Bonaviri e perch la lettura delle sue opere lentamente matura in me domande a cui cerco di dare risposte, ritengo doveroso esprimere una mia opinione, un mio giudizio, uninterpretazione, magari non nuova, oppure addirittura azzardata.
Mi vado chiedendo da tempo perch lautore siciliano abbia scelto il genere fantastico per esprimere la sua visione del mondo e opera dopo opera sono arrivato alla convinzione che abbia ritenuto di rappresentare in questo modo una realt sfuggente, un nesso logico che regola lesistenza e che quasi sempre non riusciamo a cogliere, presi da comportamenti e da atteggiamenti che ci vengono imposti e ci imponiamo come attori, anzi quasi sempre comparse, di una rappresentazione che erroneamente crediamo fermamente corrisponda a unoggettivit del nostro ciclo vitale. Non ci accorgiamo, invece, che la nostra una finzione e anche se lo intuiamo preferiamo proseguire per la strada intrapresa, in una commedia di cui ci illudiamo di essere, oltre che interpreti, anche registi.
Bonaviri capovolge cos il concetto di fantastico, scoprendo quel che accade dietro le quinte, quella realt che ignoriamo e temiamo.
Nei dieci racconti che costituiscono Linfinito lunare, Martedina il pi lungo, quasi un lavoro a s, e non difficile riconoscere nel dottor Zephir lo stesso Bonaviri che, anzi, nelle prime pagine fa apparire anche parte della sua famiglia, un legame affettivo che entra in contrasto con la naturale insoddisfazione di fondo delluomo, sempre teso a gettarsi in avanti, senza volgersi indietro. Il viaggio dellastronave verso i confini delluniverso, con descrizioni fantastiche e quasi cinematografiche, unodissea nello spazio, un brancolare di poveri esseri che cercano una ragione della loro esistenza, sebbene inutilmente, per un crudele destino, un supplizio di Tantalo che cruccio e turbamento di ogni uomo.
Se la Terra un po stretta, altrettanto si pu dire per quellincapacit di non riuscire a comprendere il perch ci siamo e, soprattutto, il perch dobbiamo finire. Cos anche il fantasticare diventa il frutto del nostro inconscio, di quel tarlo sottile che ossessivamente pone una domanda alla quale non riusciamo, n possiamo dare risposta.
E sempre la fantascienza domina in Giovanni Verga sulla luna, scelta quanto mai felice, attesa levidente discrasia fra la fantasia del racconto e il dolente verismo dellautore di I Malavoglia. Peraltro, in una narrazione che ricomprende personaggi quanto mai disomogenei, come il comico Ollio e Mastro Don Gesualdo, in una visione onirica del nostro satellite c tutta la disillusione di Bonaviri per la razza umana, per tutti quei poteri che lappestano e che la dominano, accomunando industriali a politici e mafiosi, in una societ del futuro, che gi esiste per, in cui non si trova di meglio per risolvere il problema della penuria di lavoro di eliminare i disoccupati, oppure di allevare bimbi affinch possano costituire magazzino di organi di ricambio per chi presiede ai nostri destini e rifiuta non solo la morte, ma anche linvecchiamento. Eccessivo, azzardato? Non direi proprio, con i tempi che corrono, con la disumanizzazione della globalizzazione e con lartificiosit di una quasi eterna giovinezza di personaggi che non hanno altre doti se non il potere.
E gli altri otto racconti? Non ne parlo, ma non perch non ne valga la pena, bens perch questi due di cui ho scritto sono serviti pi degli altri a elaborare lopinione di cui prima ho pi diffusamente dissertato. E campata in aria? E pi che probabile che lo sia, anche se penso che Bonaviri, se avesse avuto la possibilit di venirne a conoscenza, non si sarebbe indispettito e forse, con quel senso di autoironia che permea tutte le sue opere, avrebbe finito per trovare in una di esse un posticino anche per me, che so magari un sasso, o un corvo spennacchiato che sul viale del tramonto cerca invano di comprendere come mai il sole si nasconda la notte, o perch luomo cerchi sempre di precedere la sua ombra.
Appollaiato sulla spalla dellanziano medico io corvo mi illudo
di vedere come lui oltre il sipario, dietro le quinte, con un volo di fantasia che scopre la realt.
Sode lontano il suono delle campane di Mineo, il sole si sotterra nellaltopiano di Camuti, qui tutto sembra nascere e poi rinascere, in un paesaggio in cui lo stormire delle foglie al vento diverso da albero a albero, in cui anche le pietre parlano, un posto in cui chi ha orecchie per sentire, occhi per vedere e cuore per percepire pu anche conoscere il vero senso della vita, come Giuseppe Bonaviri, appunto.



Renzo.Montagnoli

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