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Ieri come oggi Il Consiglio dEgitto il primo romanzo storico di Leonardo Sciascia, scritto nel 1963, ricorrendo a una tecnica che sar presente anche nelle opere successive, vale a dire con lambientazione in un tempo passato della vicenda, ma con il preciso scopo di criticare il presente. Cos, con lironia e il sarcasmo che sono propri dellautore siciliano, si narra dellepisodio dellabate Vella, che sul finire del XVIII secolo ebbe la bella pensata di buggerare gli intellettuali siciliani e anche parte di quelli europei falsificando la traduzione di un codice arabo e poi costruendone uno completamente nuovo, grande esercizio di impostura svolto unicamente per trarne propri benefici. La truffa, perch questo il reato commesso, ha quasi dellincredibile, ma dobbligo precisare che questo religioso ebbe lindubbia capacit di attirare il positivo interesse dei nobili siciliani con il primo codice (Il Consiglio di Sicilia), mentre con il secondo (Il Consiglio dEgitto) invece capovolse la situazione, con principi e baroni timorosi di perdere i loro secolari privilegi a vantaggio del Re. Detto cos sembrerebbe poca cosa, la semplice storia di un birbante, ma inserito nel contesto dellepoca rimarchevole lintreccio fra limpostura e il tentativo di modernizzare lisola grazie allopera dellilluminato Vicer Caracciolo. In effetti esisteva un dissidio, nemmeno tanto latente, fra la corona e la nobilt sicula, privilegiata da secoli al punto da costituire nella scala sociale unentit di potere autonoma, sulla quale il re poteva ben poco. I fuochi della rivoluzione francese, lo spirito libertario ed egualitario che la stessa portava tuttavia fin per rinsaldare i legami fra il monarca e i suoi vassalli, spezzando e di fatto seppellendo ogni tentativo di modernizzazione. Al personaggio emblematico dellimpostore si accompagna quello di chi invece ha voluto essere se stesso fino in fondo, quellavvocato Francesco Paolo Di Blasi, illuminista ed eticamente convinto delluguaglianza degli uomini al punto di tentare di avviare una vera e propria rivoluzione; la congiura, scoperta prima di essere posta in atto, lo porter prima allarresto, poi alla tortura e infine alla condanna a morte per decapitazione. Per quanto il paragone possa sembrare distonico, la figura dellabate, scoperto nellinganno e rinchiuso in carcere, una luce viva che poco a poco si spegne, mentre quella del cospiratore una lampada che, anche dopo la sua morte, arde soave, un segno di speranza per un futuro, anche se molto di l a venire. Infatti, Di Blasi ha provato almeno a smuovere le acque, torbide, limacciose della forza parassita che domina in Sicilia, ieri come oggi, ieri i nobili, oggi la mafia. Lultimo capitolo, quello della esecuzione della sentenza di morte del cospiratore, di rara e incomparabile bellezza, poche pagine preziose che chiudono nel migliore dei modi un romanzo di grande valore. Renzo.Montagnoli
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