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Fontamara. Ediz. integrale (Grandi tascabili economici)


Ignazio Silone Libri


Fontamara, il primo romanzo che Silone scrisse dopo l'uscita dal Partito Comunista Italiano, fu pubblicato a Zurigo nel 1933. Ambientato in un paesino abruzzese, Fontamara appunto, racconta l'eterno conflitto tra "cafoni" e "cittadini", reso ancora più drammatico dall'avvento del fascismo. I contadini e i braccianti, rassegnati ormai e quasi assuefatti a subire senza reagire catastrofi e soprusi di ogni genere, abbrutiti dalla miseria e dalla lotta per la sopravvivenza, trovano la forza di ribellarsi quando si rendono conto dell'ultima, ennesima truffa ordita sulla loro pelle, che, per una coincidenza non casuale, corrisponde temporalmente all'entrata in scena del regime fascista. Figura centrale del romanzo è Berardo Viola, che rappresenta l'esigenza di riscattare una vita di silenzio e passività, esigenza che diverrà essenziale e imprescindibile anche per gli altri "cafoni" fontamaresi. Con un'introduzione di Aurelio Picca.
 
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Che fare?
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In capo a tutti c' Dio, padrone del cielo.
Questo ognuno lo sa.
Poi viene il principe di Torlonia, padrone della terra.
Poi vengono le guardie del principe.
Poi vengono i cani delle guardie del principe.
Poi, nulla.
Poi, ancora nulla.
Poi, ancora nulla.
Poi vengono i cafoni.
E si pu dire ch' finito.


Scritto nel 1930 durante lesilio, Fontamara probabilmente il pi famoso romanzo di Ignazio Silone.
E indubbio che per il tema trattato e per il suo svolgimento possa costituire un testo indispensabile per leffettiva conoscenza del nostro meridione, e in ci costituisce un preciso atto daccusa a un sistema che tende a cristallizzare i ceti sociali, impedendo di fatto una positiva evoluzione verso un miglioramento materiale e lacquisizione di una coscienza nazionale forte ed egualitaria.
Fontamara, che gi nel nome porta in s un destino ingrato, fatto di miseria e sofferenza, un paesino della Marsica, il pi povero fra tutti, isolato, una semplice espressione geografica, parte di uno stato che non se ne cura, che preferisce lasciare le cose come stanno, perch questo torna utile a interessi di pochi e mai soddisfatti poteri ben delineati, quali la Chiesa, il Governo (nel caso specifico quello fascista), limprenditoria darrembaggio, il cui fine non solo il profitto, ma anche il piacere perverso di imporsi sugli altri.
In questo contesto si sviluppa una storia di soprusi, di inganni, di raggiri, tutti a danno di questi miseri contadini, i cafoni tanto per intenderci.
A loro lecito chiedere tutto, a loro negata ogni possibilit di elevarsi su un mondo talmente statico in cui lesistenza non ha mai sussulti, n gioie, ma solo dolori.
Giorni e giorni sono trascinati senza speranza in un buio anonimo in cui i sentimenti si smorzano e subentra uneterna e atavica rassegnazione, che si estrinseca in una domanda senza risposte: Che fare?
Uno di loro cercher la soluzione, immolandosi per il bene di tutti, per unire quello che legoismo della miseria divide, e se il suo sacrificio sembra sortire leffetto sperato, ben presto ci si accorger che nulla cambiato e che lalzar la testa per protestare, in ci stimolati da un giovante antifascista, il Solito Sconosciuto, avr come conseguenza solo una feroce repressione di cui tanti resteranno vittime.
In tutta la vicenda c unamara constatazione: sfruttati da sempre e da tutti, i cafoni sono stati sfruttati anche da chi ha loro prospettato la possibilit di un riscatto, magari in buona fede, se pur in una visione pi generale di carattere politico, che particolare di carattere sociale.
Questa gente che nulla sa, che vive senza luce elettrica perch non ha soldi per pagarla, che quando scoppia una guerra ne viene a conoscenza solo tramite la coscrizione obbligatoria, che vede nei cittadini degli esseri lontani mille anni, solo degli alieni che popolano un mondo che non il loro.
A Fontamara il tempo immobile ed fortunato solo chi se ne va, magari oltre loceano, a cercare fortuna, ma spesso solo altra miseria, aggravata dalla nostalgia per il proprio paese, che non lItalia, bens quelle quattro povere case dove si nasce, si vive e si muore, senza che qualcosa cambi.
In questa emarginazione naturale e spontanea la sfiducia nei confronti dello stato, unistituzione vista come un lontano potere che tutto toglie senza dare.
La visione di Silone indubbiamente pessimista, scaturisce anche da un profondo sentimento di riscatto non solo dei contadini della Marsica, ma anche dei diseredati di tutto il mondo, un atto di denuncia pi civile che politico e proprio per questo, libero da orpelli e da retorica, giunge pi direttamente al cuore del lettore, in una nuda sincerit che si limita solo a raccontare, magari sostenuta da una sottile ironia che sembra stemperare il dramma anche con episodi picareschi, ma che alla fine si rivela per un pugno ben assestato allo stomaco, una sconvolgente rivelazione che accompagna anche a libro ultimato e che scuote la nostra colpevole indifferenza.
Fontamara non solo un romanzo molto bello, un autentico capolavoro.


Renzo.Montagnoli

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