Venerd 27 febbraio scorso stato presentato a Palma Campania, presso il Teatro Comunale, il poeta albanese Gezim Hajdari. Come in precedenti occasioni, anche questo incontro stato curato nei minimi particolari dal professor Gerardo Santella, che si prodiga davvero tanto e, dobbiamo dirlo, con successo, per la diffusione della poesia nelle scuole: una poesia che sia viva, attuale, e che serva anche a scoprire e indagare nei risvolti pi intimi del mondo, della societ e della storia civile. I ragazzi, gli studenti, sempre numerosi e interessati in questi incontri, sono infatti, cos, stimolati a scoprire cosa veramente possa dirci e darci la Poesia, cosa essa possa velare, o meglio svelare, del mondo di un uomo, delle sue radici, della sua storia. Ed una poesia universale, quella che va proponendo Gerardo Santella ai suoi studenti, a tutti gli studenti e a tutti gli amanti di questa grande arte, tanto vero che questo incontro stato dedicato ad un poeta albanese: Gezim Hajdari. Gezim non un poeta qualunque, n tantomeno un poeta della domenica, che scrive versi melanconici sognando il proprio luogo dorigine. E invece un letterato che scrive i suoi testi direttamente in italiano, per dimostrare anche che il luogo della poesia il mondo intero, che i riferimenti, come ha anche bene illustrato uno dei relatori, Enzo Rega, possono essere costituiti dalle sorgenti e non proprio dalle radici, che c bisogno di interazione e non tanto di integrazione, perch ogni uomo deve proporsi allaltro nel rispetto della propria e dellaltrui cultura; mentre, viceversa, lintegrazione non fa che appiattire se non cancellare la cultura minoritaria. Ed per questo che Gezim canta esule e migrante le proprie poesie, non nascondendo un certo nostalgico rammarico nei confronti della sua patria che non lha saputo accogliere e ben riconoscere, ma anche forte di una ricchezza umana e culturalmente aperta ad ogni orizzonte. Ottimi i due relatori, Enzo Rega e Gaetano Romano di Metart, i quali si sono soffermati a lungo e in dettaglio sullopera complessiva del poeta albanese.
Giuseppe Vetromile 28/2/2009
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