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In un caldo maggio del Il ricorso a una ricostruzione storica esemplare conferisce una dignit letteraria di notevole livello a un romanzo giallo, ben congegnato e con una trama avvincente, densa di pathos che resiste benissimo fino alla soluzione finale. Limpressione che ho avuto che lautore sia ricorso al thriller come un pretesto, per descrivere invece atmosfere e personaggi di un epoca nemmeno tanto lontana e questo il pregio principale dellopera. Fra laltro addirittura superlativa la capacit che ha avuto nel delineare la figura dellalto gerarca fiorentino, nel romanzo senza nome, ma facilmente identificabile in Alessandro Pavolini, il pi nazista dei fascisti, uomo colto, brillante, costantemente in preda a un delirio di rinnovamento accompagnato da uno spietato cinismo. I dialoghi fra Bruno Arcieri, labile capitano dei Reali Carabinieri e questo personaggio di primo piano, affabile, ma anche crudele, sono la parte migliore di un romanzo in cui laspetto storico a mio avviso predominante. La meticolosa ed esatta ricostruzione del corteo che porta dalla stazione ferroviaria al centro Hitler e Mussolini stupefacente per il coinvolgimento del lettore, a cui pare addirittura di trovarsi presente, fra la folla assiepata ai lati delle strade. Un altro elemento da non sottovalutare poi il conflitto fra il profondo senso di giustizia del capitano Arcieri e il concetto della stessa, del tutto personale e delirante, del gerarca. Quindi, non solo un bel giallo, avvincente e ricco di tensione, ma anche un grande affresco storico che riesce a darci una visione di unItalia alla vigilia della seconda guerra mondiale, un paese che inizia ad avvertire i primi sintomi di un piccolo benessere, senza accorgersi che il miglioramento, apparente, del moribondo prima del decesso. Del resto lapparenza domina su tutto, ogni cosa deve sembrare fulgida anche se non lo e i problemi non esistono, perch basta non parlarne, caratteristiche che, purtroppo, ricompaiono anche ai nostri giorni. Renzo.Montagnoli
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