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Non so se succede anche a voi, ma a me capita sempre cos. Prendo in mano una silloge e comincio a leggere; allinizio trovo sempre un po di difficolt, una sorta di atteggiamento di cauto approccio che, per fortuna, viene superato con un semplice ragionamento, che consiste poi in un atto di umilt, quasi una sottomissione al messaggio del poeta di turno. Per comprendere e apprezzare la poesia si deve necessariamente avere la massima disponibilit ad ascoltare quanto lautore ci dice. La stessa cosa accaduta con Grigie distese e, lirica dopo lirica (in totale sono 101), sono arrivato alla fine con la piena consapevolezza di aver letto unopera di notevole gradimento. Di norma, in questi casi, esce spontaneo un aggettivo, che pu essere bella, magnifica, stupenda, ma che in questo caso stato il frutto di un nuovo conio, e cos mi sfuggito dalle labbra unintensa, quasi a voler qualificare, pi che la soddisfazione, lintera sua costruzione. Preciso che intensa stato il primo della serie, perch poi seguito un mirabile e infine un realistica. Subito dopo, scatta linevitabile domanda: perch? Questa volta, complice il caldo afoso, che rallenta i riflessi e impigrisce la mente, prima di rispondere con le mie considerazioni a questo quesito di rito, quasi inavvertitamente ho incautamente letto, cosa che invece di solito faccio solo dopo aver scritto la recensione, lintroduzione di Taylor Grant Hawkes, poeta e saggista americano. Ebbene, queste poche righe sono state scritte in modo talmente esauriente che ho finito con il pormi unaltra domanda: che scriver ora? Per farla breve, ho deciso, nella circostanza, di mutare completamente il mio modus operandi e dopo questa premessa, forse un po lunga, anche barbosa, ma a mio avviso indispensabile, di seguito potrete leggere la mia recensione. La noia, non quella che ci prende ogni tanto, quando siamo insoddisfatti temporaneamente della nostra esistenza, alla base di questa silloge. E una noia che trova origine in un contesto esistenziale: Anche oggi/chiude gli occhi/chi non trova posto/nel tacito patto/di esistenza/fra il milite ignoto/e la trincea del nulla. (NOIA I). Del resto gi il titolo dellintera raccolta di per s esplicativo. Fra tutti i colori quello pi opprimente il grigio, un colore non colore, una massa uniforme che ci isola dagli altri e che separa noi dalla realt, come una nebbia persistente. Se poi aggiungiamo una distesa di questo colore, possiamo comprendere come lisolamento sia totale, come profondo e insanabile sia il senso di solitudine di chi riesce a vedere oltre le immagini, a differenza di chi opera sulle apparenze. E un rifiuto insanabile di fare parte di qualche cosa in cui non si crede, una lenta presa di coscienza di ci che si , di quello che non si e di nientaltro. A un eroe inutile/ concessa solo/ la forza di odiare/i giorni che si ripetono (da Noia LXXXIII). E il passo indispensabile nellenfasi cosciente della sensazione, ossessiva, del tempo che scorre per giungere a un lucido stato di pazzia, con cui si finisce con laccettare quel destino, quel fardello che altri portano senza sapere. La silloge termina con una lirica stupenda, un omaggio di un essere rassegnato alla nemica, ma in fondo amica, perch propria del suo sentire: sempre, eternamente la noia. E cos, con Renzo.Montagnoli
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