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La vita, qualunque sia, potrebbe essere accettabile se non vi fosse la sua inevitabile conclusione, quel vero e proprio salto nel buio che tutte le religioni hanno cercato di addolcire con lidea di una prosecuzione nel dopo, sia pure in altra forma. Non ci sono per certezze al riguardo e quindi, soprattutto in passato, in epoche in cui gli alchimisti inseguivano risultati miracolosi, quali la fabbricazione delloro, non poteva mancare nelle loro ricerche quella dellElisir di vita eterna. Ubbie di ciarlatani, si potrebbe obiettare, idee strampalate che ancor oggi potrebbero prendere piede, soprattutto nel nostro paese, guidato da un personaggio che non accetta non solo la morte, ma anche la vecchiaia. E di questo desiderio di immortalit che si parla nel Leone rosso, un romanzo che mi ha profondamente avvinto, perch va ben oltre queste storie un po strampalate di gente che non muore, ma, pur restando nellampio campo dellesoterismo, abbozza un concetto di esistenza per nulla in contrasto con la religione cristiana e che affascina in quanto potrebbe rispondere al vero. Queste reincarnazioni in una serie di passaggi in cui lindividuo ascende a gradi sempre pi alti di trascendenza propone una visione non solo dellumanit, ma dellintero universo in un crescendo quasi rossiniano che lascia ampi spazi per riflessioni su avvenimenti realmente accaduti, come nel caso della rivoluzione francese. Labilit di Maria Szepes, lautrice, quella di saper correre in equilibrio sul sottile confine fra ipotetico credibile e pura astratta fantasia. In verit qualche volta incespica, il racconto si fa meno convincente, ma poi, nel giro di un paio di pagine, riesce a ritrovare la giusta via e a ricreare nel lettore la convinzione che quanto narrato sia effettivamente avvenuto. In questo laiuta una notevole capacit di saper comunicare imponendo un ritmo quasi da pellicola cinematografica in una serie di sequenze, anche deffetto, che non fanno mai venir meno lattenzione che, anzi, si acuisce nel legittimo desiderio di sapere come andr a finire questa storia cos irreale, sebbene convincente. Se in ci aiutata dallesperienza maturata come sceneggiatrice, vi anche da rilevare una profondit di pensiero del tutto ragguardevole, una sicurezza di esposizione, pur nella complessit del tema, che accresce la fiducia del fortunato lettore, consapevole ormai di trovarsi fra le mani un libro straordinario. Si assiste cos a una cavalcata attraverso i secoli, grazie alla quale questo formidabile romanzo sullimmortalit riesce ad avvincere anche i pi scettici, in forza delle componenti psicologiche e filosofiche che emergono, splendidamente esposte, e che non possono lasciare indifferenti. Si potr non credere a tutte queste reincarnazioni, ma alle dottrine concettuali sulluniverso e sul destino dellumanit nulla si pu eccepire, anzi solo prendere atto, magari anche dissentendo, perch si tratta di interpretazioni, di teorie che, senza avere la pretesa di essere dei dogmi, hanno una base logica tale da costituire oggetto di discussione. Il viaggio di Hans Burgner, il personaggio principale, diventa cos una metafora del percorso sempre pi complesso dentro di noi, alla ricerca di un assoluto che possa dare un autentico senso alla nostra esistenza. Non aggiungo altro, se non il consiglio di leggerlo, perch anche chi non vorr approfondire rimarr stregato da un libro di rara bellezza. Renzo.Montagnoli
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